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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su “la stella del Sud”, Elena Picciolo di Giuliano Giuliani


Commenti su Come si costruisce il meridionalismo moderno (?) di Giovanni

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Fa sempre piacere ricevere commenti costruttivi ed articolati, come il tuo.
Ciò detto, cerco di rispondere con le poche informazioni che ho a disposizione. Anzitutto non conosco l’origine del nome di quella piccola struttura aperta, con volte a stella, in tufo, che identifico come cafausu. Sentivo dire da qualcuno che il suo nome è la dialettizzazione del termine anglosassone coffee house, ma ho l’impressione che la struttura sia più vecchia persino del nome…
Poi, perché lu cafausu non andrebbe accomunato, per esempio, ai muretti a secco, che citi nella risposta? Non credo che fare una “selezione” sia il modo corretto per tutelare il patrimonio materiale del territorio, altrimenti si finisce per fare lo stesso discorso che fanno oggi con la musica popolare. Un canto eseguito dagli Ucci, di 50 anni fa, per esempio, è più o meno importante di un canto realizzato dagli Aramirè 7 anni fa? Con quali criteri si può salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale materiale e immateriale? Se lo facciamo con un criterio cronologico rischiamo di mortificare quello storico-identitario o quelle che l’UNESCO e oggi il “nuovo” Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio chiama “espressioni di identità culturale collettiva”. Al contrario, l’obiettivo dovrebbe essere quello di favorire la conoscenza e la fruibilità di tutto il patrimonio, senza ulteriori “selezioni per qualità” (uso ancora la terminologia adottata dall’UNESCO), ma inventariando, catalogando e diffondendo la conoscenza di ogni singolo aspetto della nostra cultura, vecchio e nuovo. A tal proposito, se da questo dibattito nasce qualche informazione in più sullu cafausu, ben venga, vuol dire che un piccolo obiettivo lo abbiamo raggiunto.

Venendo all’altro punto da te sollevato, preferisco non entrare nelle fonti storiche, anche perché non mi compete e non possiedo i titoli per farlo. La dicitura “Arthas…amico di Pericle”, non me ne volere, ma l’ho presa a piè pari dall’intervento del prof. Fernando Sammarco. Del resto quest’articolo vuol essere non solo uno spunto di riflessione, ma anche una sintesi (forse troppo estrema, per motivi di spazio) di quello che è uscito dalla conferenza del 21 giugno che – lo dico con velata ironia – è stata pubblicizzata anche su questo portale e aspettava la partecipazione anche di gente che avrebbe potuto rispondere direttamente, durante la conferenza, ai relatori, suscitando, magari, un bel dibattito. Peccato non sia avvenuto sui temi da te sollevati ora, in questa sede.
Però voglio entrare nel merito del termine “amicizia” e mi chiedo da dove ti viene la certezza per cui io, nel mio post, ho voluto dare il significato che tu intendi al termine “amicizia”. Non aggiungo altro e non voglio entrare in sterili polemiche, ma attendo con curiosità una risposta…
Chiudo con un’altra domanda. Dove cogli le “superfetazioni” o gli “elementi decorativi” sul nostro passato nel mio post? Mi pare di aver fatto solo qualche cenno alla storia del Salento, parlando prevalentemente della situazione attuale, a brevi tratti (sempre per motivi di spazio). Quindi mi chiedo…dov’è che si legge tutto questo?
Ah, per quanto possa servire, ecco il video della conferenza: http://www.youtube.com/watch?v=_AfmATk2qyY

Commenti su “la stella del Sud”, Elena Picciolo di Arianna

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“Beauty is truth – truth is beauty” , semplicemente visionaria!

Commenti su C’è anche l’erba delle fate! di Giancarlo

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Quindi le varie differenze non contano nulla? Cioè stipa austroitalica, o pennata o etc. etc. tutte si chiamano lino delle fate? No perchè ho visto che in molte classificazioni la mia terra non era compresa (Marsica- Abruzzo), invece ne cresce in abbondanza, e parlo della austroitalica. Grazie

Commenti su Cronaca di una strana partita di gianni ferraris

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ed ora chi lo spiega a qualcuno che a far vincere l’Italia serve un negro di radici ebraiche? Finalmente siamo un paese quasi civilizzato, che accoglie, integra ed esalta chi arriva da fuori….. O no?

Commenti su Come si costruisce il meridionalismo moderno (?) di armandop

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Caro Giovanni, anche a io ritengo che ogni espressione valida della cultura di qualsiasi tempo vada conosciuta e tutelata. Visto, però, che ancora oggi si sperpera denaro pubblico per sponsorizzare eventi (così pomposamente li chiamano…) che di culturale hanno ben poco, penso che sarebbe meglio dirottare le poche risorse a salvare le cose nate prima, che pagano un tributo più alto all’incuria e all’abbandono. Tra un manoscritto medioevale importante in condizioni pietose e una cinquecentina rara che potrebbe aspettare ancora qualche anno o decennio (non secolo…) il buon senso mi spingerebbe, avendo risorse per salvare una sola di queste due testimonianze del passato, a salvare il primo.

Legato strettamente alle fonti storiche è il concetto di ”amicizia” sul quale farò chiarezza dicendo che anche per me, come per te, è uno dei più nobili sentimenti; solo che quando vedo scritto che “Arthas” era “amico di Pericle” mi infurio, perché si tratta di un’affermazione priva di ogni fondamento, anche se “amico” dovesse essere inteso in senso esclusivamente militare. Ora, però, so chi ne è il padre (ad essere sincero, lo sospettavo…) e, servendomi del video della conferenza (tutto è importante…), preparerò un apposito post in cui affronterò anche il problema dei rapporti tra cultura, editoria, comunicazione, marketing e altro.

A proposito di conferenze, ironia per ironia (ma la mia non è velata…), se dovessi partecipare a tutte queste manifestazioni che ormai si sono ridotte per lo più ad una passerella di autori (?), sedicenti critici, presentatori, politico/i di turno, sponsor, addetti stampa, divulgatori dei divulgatori, signore in prima fila belle e imbellettate ma con un sorriso da ebete che la dice lunga sulla ragione della loro presenza e chi più ne ha più ne metta, non avrei tempo per dormire e mi si gonfierebbe il fegato, pur tornando a casa soddisfatto per essere stato l’unico incosciente, anzi cosciente, non dell’entourage ad aver rotto le uova nel paniere e aver rovinato sì bella festa … fatta alla cultura.

Le uova nel paniere mi piace romperle dopo, a fuochi sparati, attraverso la rete che, paradossalmente, appare come un’occasione d’incontro e, perché no?, di scontro meno virtuale e pilotata di certi eventi. Sarà mia cura, dopo aver visionato la registrazione di cui mi hai gentilmente comunicato il link, scrivere un apposito post che potrai leggere e segnalare al diretto interessato entro la fine della prossima settimana, se la redazione del blog manifesterà ancora comprensione nei confronti delle mie reali o presunte intemperanze…

Dopo aver letto quello stesso post capirai meglio perché ho parlato di “superfetazioni “, cui oggi aggiungo in anteprima “indotte”, in quanto figlie dirette di “Arthas amico di Pericle”. Un cordiale saluto. Armando

Commenti su Il geco di rosario quaranta

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…su una parete antica, di fronte al mio balcone, inappuntabilmente, da una trentina di anni il geco torna a trovare anche me (in verità sono diversi gechi); di modo che che tutte le sere posso osservarlo e rimuginare nella mia mente più o meno gli stessi pensieri che ho letto in questa bella pagina di poesia dedicata a questo taciturno e straordinario animaletto che scandisce il mio tempo: grazie!

Commenti su C’è anche l’erba delle fate! di armandop

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Il nome comune di solito si riferisce a diverse varietà appartenenti alla stessa specie e legate da uno strettissimo rapporto di somiglianza. La specie di cui si parla nel post è, plausibilmente con il nome dialettale, tal quale quella scientificamente individuata, ma non posso sapere se in altre zone essa ha lo stesso o un diverso nome.


Commenti su Origine e discendenza dei Carmàti ti Santu Pàulu di Pier Paolo Tarsi

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Pezzo magistrale, come tutti quelli estratti dall’opera di Giulietta e Nino!

Commenti su Come si costruisce il meridionalismo moderno (?) di Giovanni

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Armando, apprezzo, come ho avuto modo di fare finora, le tue risposte, solo non mi trovi d’accordo. Vero è che le risorse sono limitate. Vero. Ma se dovessi fare riferimento alla normativa esistente (perdonami, è solo deformazione professionale, nient’altro) allora tutelerei allo stesso modo sia il manufatto antico che quello più recente. Allo stesso modo perché entrambi, in contesti diversi, hanno rappresentato un piccolo elemento di identità, un’espressione culturale che ha la medesima importanza nel momento storico in cui sono stati realizzati.
Per fortuna è stata superata da tempo l’impostazione (nata con il regime fascista, ma sopravvissuta per più di 50 anni) per cui il bene culturale vada tutelato secondo un criterio cronologico e/o estetico. Oggi, soprattutto per ciò che riguarda il patrimonio culturale materiale demoetnoantropologico, sta passando l’idea (per fortuna!) per cui tutto è importante, purché rappresenti un elemento identitario collettivo (sul concetto di “identitario” qualcuno avrà da ridire, ma non sono parole mie, anche se le condivido…).
Ciò detto, il problema che tu poni…non si pone…! Visto che grazie alla lungimirante (è ironico…) azione di marketing territoriale intrapresa mirabilmente (continuo ad essere ironico…) dalle istituzioni locali in sintonia con alcuni (pochi a dir il vero) privati, tutte le risorse pubbliche (e private) sono gentilmente concesse ad ancor più poche attività culturali. E sottolineo “attività”, non “beni” e non “patrimonio”, come a dire che si investe massicciamente ed esclusivamente, che ne so, nello spettacolo di Benigni che legge Dante senza dare la possibilità alla gente di conoscere Dante e cosa ha scritto. Non so se rendo l’idea…

Per quanto riguarda il resto, beh…dato che la conferenza l’ho progettata io, insieme al Consorzio degli Artigiani, posso assicurarti che l’obiettivo era quello di costruire una riflessione proprio sul tema del meridionalismo, partendo da tre concetti che ritengo necessari: storia, ambiente e tradizioni popolari (in cui un ruolo importante è quello dell’artigianato tipico ed artistico), tre temi legati tra loro proprio dal concetto dell’identità, un’identità meridionale, inclusiva e basata sulla memoria.
Ah, vedi che non è stato invitato alcun politico e che l’evento non era “pilotato”. Se fossi venuto te ne saresti accorto e avresti rotto le uova nel paniere anche dopo, anche in rete, ma con maggiore consapevolezza, anzi no, scusa, con consapevolezza.
Cordialmente,
Giovanni

Commenti su Come si costruisce il meridionalismo moderno (?) di armandop

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Vedi, caro Giovanni, la nostra buona fede non basta e se non si colgono certi particolari si crede illusoriamente di avere maggiore consapevolezza, anzi, scusa, consapevolezza…Meno male che resta il video col prof. Sammarco che, mentre annuncia al mondo che Artas (anzi “Arthas”…) era amico di Pericle, brandisce il suo libro, anzi uno dei suoi libri che mi ricordano tanto (basta leggere i titoli…) la serie dei vari Rambo & C. Sarebbe come se io, per illustrare la trattazione del tema “pane” in Plinio sventolassi non il testo del naturalista latino ma il foglio su cui è pubblicizzato l’ultimo modello di pagnotta uscito dal mio forno affermando che la sua progettazione ha seguito le istruzioni pliniane (magari utilizzando una traduzione altrui perché il latino non lo conosco sufficientemente o non lo conosco affatto). Troverai ulteriori dettagli nel post che ti avevo promesso, che ho già inviato ieri e la cui uscita, credo (non dipende da me), è imminente.

Commenti su Poesia/ Altro sole avvamperà di seo tools

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spigolaturesalentine.wordpress.com è meraviglioso. Ci sono tutte le informazioni che cerchi. Grazie e continuate l’ottimo lavoro!

Commenti su I salentini a Civita Castellana / Ritorno alla Tenuta Terrano: le foto di ieri e di oggi. di Salvatore Armando Santoro

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Si, sono emozioni forti che anch’io ho provato quando sono tornato in Vico Trieste a Polistena, dopo tantissimi anni, a vedere la casa dove avevo abitato da piccolo per alcuni anni prima di essere ritornato a Reggio Calabria, mia città natale. Mio padre era invece salentino di Galatina (vicino casa tua a Collemeto quindi). L’emozione che si prova è fortissima e le lacrime sincere. Ma chi può capirci? Solo quelli come noi che vanno via dalla propria terra (io sono andato via per spirito di avventura) e dopo, col passar degli anni, li assale forte il desiderio di tornare indietro. Siamo uguali, Alfredo, le nostre emozioni sono quelle delle persone sensibili ed io ti ammiro.

Commenti su Braccia di raffaellaverdesca

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Il malcapitato che si è fermato a farneticare domande sterili e fuori luogo proprio all’indirizzo del nostro Stefano Manca non poteva immaginare la sua reattività cerebrale decuplicata dal caldo. Eh no, perchè il signore in questione non si è limitato a chiedere l’ora, o che so, le indicazioni per trovare una strada, ma si è spinto a cercar consigli sull’approccio corretto alla scrittura. La sua. Scusa, amico mio, ma tu lo vai a chiedere proprio a quella concentrazione di neuroni da nobel per ironia e sagacia che è Stefano Manca? Tra l’altro, sotto un sole da quaranta gradi e, se non bastasse, davanti a un semaforo rosso? Che imprudenza imperdonabile!
Non mi resta allora che lodare Stefano per aver esternato solo a noi i suoi reali pensieri di quel momento facendoci ridere sotto e sopra i baffi, e di essersi mantenuto cortese col silenzio. Da sua ammirata lettrice, poi, non posso non aggiungere che la sua partenza a razzo dall’inequivocabile significato non fa che confermare il suo ritratto artistico: BREVE, PRECISO E COMPENDIOSO!!!!

Commenti su Il geco di raffaellaverdesca

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Solo Elio Ria, con la sua delicatezza poetica, poteva nobilitare in pochi righi un piccolo rettile spesso odiato dalla nostra razza: il geco. Presenza silenziosa qui resa magica, curiosa, originale contrappeso all’equilibrio del poeta, quello necessario a controllare la solitudine e a lanciare la creatività. Tutto è importante, tutto può aiutarci a vivere meglio le nostre emozioni e la nostra fragilità, sforziamoci perciò di contraccambiare onorando la natura! Vedrai, Elio, che un giorno ci sarà un geco che scriverà qualcosa su di te e sulla tua opera di poesia felicemente conclusa. Conoscendo Marcello, tra non molto potremo leggerla su Spigolature come recensione ai tuoi versi!


Commenti su Come si costruisce il meridionalismo moderno (?) di Belen e “Arthas”: oggi gossip! « Spigolature Salentine

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[...] Articoli più letti dagli spigolatori Oggi parliamo di "caldo". Tutta colpa del verbo latino "calère"!Origine e discendenza dei Carmàti ti Santu PàuluVolti di carta, di Raffaella VerdescaAmedeo Curatoli pittoreBracciaSalento Bici Tour e la prima settimana in Tenda e BiciclettaLa frisella.Tutto ciò che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiederePoesia/ Altro sole avvamperàIl gecoDorian GrayCome si costruisce il meridionalismo moderno (?)assiolo [...]

Commenti su Il geco di armandop

Commenti su Belen e “Arthas”: oggi gossip! di paolorausa

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Armando Polito compie un’incursione nella grammatica greca abbastanza approfondita. Non meno appassionato è il suo excursus nei testi antichi greci. Non so come Fernando Sammarco, che conosco personalmente, sia giunto ad assumere quel tipo di grafìa e se questo presupponga un accostamento poco scientifico alla questione della lingua. Lungi da me assumere funzioni di difesa d’ufficio, ma la questione dovrebbe essere affrontata in campo linguistico messapico e non greco. E’ vero che l’alfabeto messapico è greco, ma la lingua messapica no. Difatti essa, di cui resta pochissimo e quasi solo sulle steli funebri – è difficile capire una lingua se si dispone quasi unicamente di poche e frammentarie iscrizioni: è come se si volesse capire l’italiano leggendo le lapidi in un cimitero! – non appartiene alla famiglia indo-europea ed è perciò possibile che alcuni nomi abbiano subito in sede locale delle modificazioni. Altro aspetto è quello culturale, ovvero come rivendicare le radici messapiche senza per questo accostare i personaggi dell’epoca a “divi” del costume. La dignità della storia, per quanto poi si scopra che i personaggi non fossero proprio “santi”, va rispettata! E come faceva dire Manzoni al gran cancelliere Ferrer: “Adelante, Pedro, con juicio!”

Commenti su Belen e “Arthas”: oggi gossip! di armandop

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“Arthas”, ripeto, in un romanzo storico ci può pure stare, anche se nella tradizione manoscritta compare solo il tau (e non è poco…).

Faccio osservare, non a lei che già lo sa ma a qualche altro lettore, che Tucidide parla nel brano 1 di eventi a lui contemporanei. Al di là degli usi locali, le pare che se fosse stato “Arthas” avrebbe scritto “Artas” avendo a disposizione theta?

Trovo, invece, indecente (nel significato etimologico, ma con particolare riferimento alla scienza, da cui la vera cultura non può prescindere) che favolette vengano propalate, con la connivenza, consapevole e non, di un entourage “culturale” che farebbe meglio a studiare piuttosto che a esibirsi in sfilate pubblicitarie, a persone non per loro colpa indifese.

Quanto al mancato rispetto della dignità della storia sinceramente non ho capito se si riferisca a me o al prof. Sammarco. Attendo replica di entrambi, visto che lo conosce personalmente. Intanto, giacché ci sono: se l’”abbastanza approfondita” iniziale, che forse non è da intendersi in senso letterale (a sufficienza) ma in quello limitativo comunemente usato nei giudizi, dopo quanto ho detto va ridimensionato al rialzo (non aspiro, comunque, all’”eccellentemente approfondita”), quanto all’”appassionato”, lo accetto, purché lo si intenda non prostituito ad interesse di qualsiasi tipo, non fosse altro che la vanità personale, oggi dilagante, di vedere il proprio nome sulla copertina di un libro o in qualche pagina di un blog…

A tal proposito e a diradare ogni sospetto nei miei confronti: se il titolare del blog ritiene che da questo momento in poi ogni scambio di idee sull’argomento debba procedere per vie private io mi adeguerò; non è un espediente suggerito dalla vigliaccheria ma manifestazione di rispetto nei confronti dei lettori ai quali eventualmente il tema del contendere non dovesse affatto interessare.

Commenti su In questa casa senza finestre… di raffaellaverdesca

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Siamo di fronte alla magia della poesia, a quel potere sottile e straordinario che riesce a chiarirci in pochi righi sensazioni e concetti spesso complessi e difficili da esprimere senza opportune premesse, svolgimenti e conclusioni. Francesco Congedo ha armato il suo cuore di carta e penna e lo ha lasciato parlare di sè senza censure nè limitazioni.
C’è voluto poco.
In una manciata di versi il poeta ha tirato su’ una casa in muratura, priva di aperture alla pari dell’incomunicabilità umana, con la speciale dotazione, però, di un martello in caso di necessità o di ristrutturazioni rivoluzionarie. L’amore diventa quindi stravolgimento, impulso irrefrenabile alla coscienza, l’amore s’impossessa di quel martello per voglia di luce, di aria, di vita. L’uomo che ama si accorge del suo stato di prigionia passato, insulso, orrido, quello in cui l’oscura schiavitù delle abitudini, dell’egoismo, delle paure e dei doveri gli ha alzato intorno muri capaci di togliergli il respiro del nuovo, i colori del bello, il sapore del dolce.
E’ la forza di questo sentimento a liberare l’essere umano dalla sua solitudine, a spingerlo a scegliere di esistere in un “Amo, ergo sum” che in un solo istante s’impregna di sole, s’inebria di profumi. E’ la Primavera dell’anima, la coscienza dell’Io, l’aiuto all’antica promessa che ci volle uomini, al di sopra di tutti e tutto e dentro all’equilibrio di ogni atomo, perchè dove c’è amore tutto diventa Paradiso.

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