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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Obama e Osama di mariannahowaidy

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in ambito arabo si dice che non siano stati i militari USA a uccidere Osama, ma una guardia privata di Bin Laden che lui stesso avrebbe ingaggiato affinche’ lo ammazzasse nel momento in cui gli americano lo avessero preso… per lui era meglio morire piuttosto che finire vivo nelle mani degli americani e magari lasciarsi estorcere potenti segreti sull’attivita’ di Al Qaeda.


Commenti su De cellularium damnis vitae nostrae di De cellularium damnis vitae nostrae (2) « Spigolature Salentine

Commenti su De cellularium damnis vitae nostrae (2) di Pier Paolo Tarsi

Commenti su Santa Maria al Bagno e gli ebrei, tra 1944 e 1945 di luisa

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non vorrei mancare di rispetto a nessuno, tanto meno ad un giovane (mio probabile coetaneo) che probabilmente è senza lavoro e cerca di guadagnarsi la giornata…ma questi murales sono troppo importanti! nel museo dovrebbe lavorare gente competente in materia o quanto meno ben informata/formata su quello cose preziose che è lì per mostrarci! in modo che se fai una domanda sul significato del disegno sappia rispondere…senza dire stupidaggini!

Commenti su Tanti a Kurumuny Lambro di Pier Paolo Tarsi

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Beh non mi sono perso niente dai se non c’era la processione! Sarei rimasto deluso come la signora :) )

Commenti su L’alloro nella gastronomia salentina… e non solo di pino de luca

Commenti su Come sporcarsi con un termine dialettale… di Redazione

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a proposito di “sporco” occorre richiamare altri termini utilizzati dal nostro popolo, integrando la bellissima nota di Armando su questo etimo che meritava di essere recuperato. Lo “sporcare” in senso generico lo si indica con “llurdare”. Quando si tratta di sporco da grasso mi sembra si utilizzi “nziare” (“nzivare” a Gallipoli). Se lo sporco deriva dai prodotti della combustione, come da fuliggine o cenere o carboni: “nquatarare”, un tempo assai frequente. Più ricercato “llippare”, riferito al viscido che si accumulava sui recipienti in terracotta inutilizzati o su oggetti sporcati dalla saliva del cane o dalle secrezioni delle lumache.
E se il termine di Armando derivasse da quest’ultimo? Ma sarà lui stesso a vederci chiaro e a trovare l’etimologia. Forse greca?

Commenti su Come sporcarsi con un termine dialettale… di Armando Polito

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Llurdàre corrisponde all’italiano lordare, da lordo, a sua volta dal latino tardo lurdus=sporco, impuro, immondo. Accanto a questa voce nel glossario del Du Cange compare anche luridàtus (da cui il nostro llurdàtu) , il che fa pensare che lurdus sia forma sincopata di lùridus attestato già nel latino arcaico in Plauto col significato di giallastro, livido e, in epoca classica, in Ovidio col significato di pallido, esangue. Qualcuno ipotizza anche che lordo nasca da incrocio tra lùridus e il greco lordòs (da cui lordosi)=piegato, curvo all’indietro, inteso anche in senso osceno (proprio da quest’ultimo sarebbe nato il significato di lurido). Non condivido quest’ultima ipotesi perché implicherebbe un primo passaggio metaforico dal gesto volgare ad una connotazione morale per tornare di nuovo ad una connotazione fisica. È troppo anche per uno come me che, forse, non difetta di fantasia…

‘Nziàre avrebbe il suo corrispondente italiano, se quest’ultimo esistesse, in insegare, cioè sporcare di sego, dal latino sebum (la variante gallipolina ha comportato il normalissimo passaggio -b->-v-, la voce neretina registra, invece, la sincope di -b-).

‘Nquataràre è da quatàra, corrispondente all’italiano caldaia, dal latino tardo caldària(m), dal classico calère=esser caldo; la voce neretina mostra la perdita di -i- analogamente a quanto è successo nell’obsoleto italiano caldàra e nello stesso suo diminutivo neretino cardarìna.

Llippare è da llippu, a sua volta dal latino lippu(m)=cosa cisposa, che è dal greco lipos=untume (da cui il lipoma e una delle più praticate tecniche di “restauro”, la liposuzione.

Che llappisciàre possa collegarsi a llippu: se è plausibile sul piano semantico non lo è su quello fonetico perché bisognerebbe poi spiegare l’evoluzione -i->-a- assolutamente non contemplata.


Commenti su L’alloro nella gastronomia salentina… e non solo di simone sapone

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Io AMO l’alloro, è luce irruenta, è pelle di fiamma.

Commenti su L’alloro nella gastronomia salentina… e non solo di marcella

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Il liquore d’alloro è qualcosa di fantasticamente immancabile nella mia casa di “salentina fuori sede”.
Particolarmente buono se insieme alle foglie (non eccessivamente verdi!) si aggiungono 10 bacche ed la buccia sottile di mezzo limone.
I salentini doc utilizzano la foglia d’alloro anche nella preparazione del sugo e del ragu’.
Cari saluti a salentini e simpatizzanti
marcella

Commenti su L’alloro nella gastronomia salentina… e non solo di Redazione

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ma anche nelle patate in umido… ricambiamo i saluti ovunque tu sia

Commenti su Elezioni. Locuste e castori di Pier Paolo Tarsi

Commenti su Come sporcarsi con un termine dialettale… di Redazione

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non è che non abbia nulla a cui pensare, ma il post di oggi mi ha fatto tornare alla mente e ripensare sui diversi termini adoperati nel nostro dialetto per indicare lo sporco. Ancora una volta rifletto sulla ricchezza di etimi e non finisco di ringraziare Armando per le sollecitazioni che ci offre.
Ai termini del commento precedente ci aggiungo questi altri, sempre confidando nella bontà e sapienza di Armando nel volerci indicare l’etimologia:
nguacchiare: sporcarsi con macchie ben visibili (la sparo, chiedendo venia se azzardo una provenienza dal francese “gouache”);
‘mbrattare: per un generico “sporcare”, per lo più riferito a superfici come muri;
mbuzzare: sporcarsi i piedi con gli escrementi dei cani;
ulitare: rivoltarsi nello sporco, come fanno i maiali.

A questi ci aggiungo una serie di aggettivi a tema che ho ricordato:
letu: antico termine, ormai inutilizzato, per indicare lo sporco come contegno o moralità;
mputtanutu: riferito alla biancheria, non candida come la massaia vorrebbe e spera di ottenere dopo “lu còfanu”;
ngalinutu: per la biancheria ingiallita dal non uso o dalla cattiva conservazione. Ma anche per la voluta colorazione della biancheria con le bucce delle melagrane o il mallo delle noci;
canisciatu: proprio della biancheria “bruciata” dal ferro a carboni di un tempo;
ntartarutu: con incrostazione dello sporco.

E per finire due sostantivi:
lu zuzzamientu: lo sporco da noncuranza, da negligenza, da sciatteria;
la stampa: impronta dei piedi o delle scarpe lasciata per esempio dal camminare su un pavimento lavato da poco.

Sono certo che ci saranno delle correzioni e degli arricchimenti da parte di chi ci legge

Commenti su Le farfalle ammazzate dalla nostra vanità. Riflessioni per un consumo alimentare appropriato di Stefano Spagnulo

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Condivido il parere di Valentina. Anche io ringrazio vivamente l’autore.

Commenti su Come sporcarsi con un termine dialettale… di Armando Polito

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Anche io ho da pensare pure ad altro ed è questa la ragione della risposta che arriva solo ora.
Per ‘nguacchiàre, facendo i miei complimenti a Marcello, rinvio a http://www.vesuvioweb.com/new/IMG/pdf/Guazzo.pdf
‘Mbrattàre (anche il sostantivo ‘mbratta nel senso di cosa mal fatta o, addirittura, imbroglio) ha il suo corrispondente italiano in imbrattare, da in+bratta, voce di origine ignota che si ritrova in alcuni dialetti (in genovese brata=sudiciume).
‘Mbuzzàre: il Rohlfs non registra questa voce; credo che sia da un latino *imputeàre=immergersi in un pozzo, composto dalla preposizione in+pùteus=buco, fossa, pozzo.
Ulitàre: rinvio a http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2011/02/22/quando-il-rohlfs-sbaglio-nel-voltare-e-volo-fuori-pista-forse/
Letu (lo ricordo usato come aggettivo, con riferimento, oltre che fisico, anche morale) ha il suo corrispondente nell’italiano laido, dal francese antico laid=sgradevole.
‘Mputtanùtu è metaforicamente collegato con puttana.
‘Ngalinùtu è dall’antico francese jalne=giallo, dal latino gàlbinus=verde pallido, giallo, diminutivo di galbus=giallastro.
Canisciàtu è da un latino *canitiàre, forma intensiva del classico candère=essere incandescente.
‘Ntartarùtu è, ovviamente, da tartaro.
Zuzzamièntuè, altrettanto ovviamente, è da zzozzu, dal romanesco zozzo, da sozzo che è dal latino sùcidu(m)=umido, pieno di sugo, grasso.
Stampa, ancora più ovviamente, è da stampa, a sua volta dal francone *stampon=pestare.


Commenti su Le farfalle ammazzate dalla nostra vanità. Riflessioni per un consumo alimentare appropriato di armandop

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Alla voce risparmio mi permetterei di aggiungere anche quella relativa alla drastica riduzione delle spese sanitarie che prima o poi si è costretti ad affrontare (non sempre con esito felice…) a causa di un’alimentazione che di naturale ormai non ha più niente. Complimenti, Antonio!

Commenti su Come sporcarsi con un termine dialettale… di Redazione

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quante ciliegine ci hai messo sulla torta!

Commenti su Note di un salentino in Cina. 4 di Giuseppe Mighali

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Wenchuan, Come stai?…

12 maggio, una data scolpita nelle menti della Cina moderna, l’anniversario del grande terremoto di Wenchuan (Sichuan)…….

Commenti su Il granchio, la roncola e un pizzico di nostalgia… .. di Redazione

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mi viene in mente una prima distinzione tra i due verbi. Se “rrunchiare” è un atteggiamento umano voluto, fisico o mentale che sia, il secondo è determinato da una patologia del rachide o di altri distretti del corpo.
Infatti uno “si rronchia” anche quando si irrigidisce in schemi mentali o quando inorridisce per proposte che cozzano con la sua formazione. Ma, come giustamente scrivi, anche per il freddo.
” ‘rrunciddhare ” si applica invece alle mani affette da artrite o artrosi deformante, quando le dita assumono l’atteggiamento a griffe, che tanto richiamano la lama della roncola. Così come si dice del corpo segnato dall’artrosi deformante, specie nel tratto cervicale o dorsale, il cui profilo risulta modificato. Ma se riguardasse solo questo distretto sarebbe uno “scubbatu”. Evidentemente il termine dialettale su cui oggi inviti a riflettere interessa più parti del corpo.

Grazie Armando per questa bella lezione… di filologia, e non solo!

Commenti su Son tutte belle le mamme del mondo… di gianni ferraris

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Finisco di scrivere una schifezza su elezioni, menzogne, idiozie varie, poi apro spigolature e casco come una pera nel pezzo di Dora. Mi sento, se possibile, un po’ più scemo. Mentre scrivo, in sottofondo va un tg del mattino con lettura dei giornali “forse più di mille gli esuli annegati nel mare nostrum…” Buona estate a tutti, buon bagno, mi raccomando i braccioli per i piccoli e la crema solare.
A prescindere da tutto, ringrazio Dora per avermi riportato fra gli umani. A furia di astrazioni va a finire che uno vola via e non si rende conto neppure di quel che mangia. A furia di ascoltare personaggi pubblici che mentono spudoratamente, di un capo del governo che invita ad evadere il canone RAI (allora è giusto evadere le tasse?), dopo aver sentito un ministro parlare di estetica (Lui, lui, proprio lui, il ministro che definire non bello è solo un sottilissimo eufemismo). Dopo tutto questo, tornare con i piedi in terra fa solo bene.

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