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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Poesie/ Pineta otrantina di Marisa Frascerra

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versi che, per chi conosce i luoghi, esprimono una verità sacrosanta; e, per chi non li conosce esprimono un invito ad avvicinarsi ad essi per non perdere questo pezzo di immensità


Commenti su Salento terra di santità. I Servi di Dio di Alessano, Arnesano, Bagnolo, Brindisi e Campi di Redazione

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pubblicheremo nelle prossime settimane i servi di Dio di ogni comune di Terra d’Otranto, compresa Nardò, gentilmente raccolti e proposti da fra Angelo de Padova

Commenti su La frisella.Tutto ciò che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere di Marino Miccoli

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A Spongano mia nonna Addolorata Polimeno mi diceva che le FRISEDDHRE devono essere bagnate giusto per il tempo che occorre di farsi il segno della croce: “Nel nome del Padre…”, poi si tolgono dall’acqua, scuotendole un paio di volte per farle SCULARE, e si mettono nel piatto pronte a ricevere LU RIDDHRU DE LU PUMMIDORU, L’OJU, LU RIENU E NA NTICCHIA DE SALE.
MOI CI L’IMU CUNZATE… buon appetito!

Commenti su La frisella.Tutto ciò che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere di Corrado

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Per quel che ne so:
Il frisaiolo professionista mette il sale prima dell’olio. Diversamente quest’ultimo crea una cortina che impedisce al sale di “legarsi” allu riddhru.
Altra sottigliezza consiste (ma non è obbligo) nel quasi grattugiare la buccia (la parte interna sempre) del pomodoro sulle rugosità della frisa per lasciarne la polpa.
In più la frisa di sotta per arrivare alla stessa consistenza della frisa di sopra deve stare in acqua qualche secondo in più. Notoriamente le frise di orzo mantengono la consistenza molto più di quelle di grano che invece sono più tenere.

Un articolo così ben fatto, però, non poteva dimenticare la locuzione “Sponzare”, che anche solo a pronunciarla stimola la produzione di endorfine :-)
Sponzare una frisa vuol dire bagnarla nei modi suddetti. Una seconda accezione prevede che una frisa “hà spunzata” quando è stata bagnata troppo e comincia a gonfiarsi e sfaldarsi. Quest’ultimo effetto può aversi anche nel momento in cui nonostante la bagnatura ottimale passa troppo tempo prima che venga consumata. In questo caso però , vista la diversa causa (anche se dello stesso effetto) non si usa dire che “hà spunzata”.

Gli antichi usavano (come vezzo) bagnare la frisa nell’acqua di mare appena prelevata, ovviamente non aggiungendo altro sale.
Altra cosa importantissima: la tradizione vuole che la frisa vada mangiata con le mani.

Accetto smentite, naturalmente.

Commenti su La frisella.Tutto ciò che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere di Corrado

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scusate, molto di ciò che ho scritto era negli altri due post precedenti che però non avevo ancora letto.

Commenti su La spiulèddha, un caso di razzismo botanico… di Redazione

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senza dimenticare il nostro “sburiu” per spurio e il relativo verbo “sburiare”, riferito ad un figlio del tutto diverso per caratteristiche fisiche e/o morali rispetto agli altri

Commenti su Chiude la sede della Soprintendenza di Lecce ai Beni Culturali e Paesaggistici di Redazione

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un documento di grande importanza, che sollecita tante riflessioni da parte di ognuno. Grazie per il vostro accorato appello

Commenti su Poesie/ Pineta otrantina di Simona Fusaro

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condivido in pieno, speriamo solo che le pinete diventino patrimonio dell’umanità, l’uomo non può vivere nel cemento!


Commenti su Poesie/ Libertà e tiranno di Simona Fusaro

Commenti su La spiulèddha, un caso di razzismo botanico… di Nino Pensabene

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A titolo di conferma leggere:

http://spigolaturesalentine.wordpress.com/2011/06/12/Un-rifugio-stagionale-salentino:-la-pagghiara

“Gli abitanti delle casupole e pagghiàre vicine, a quell’ora già tutti a lavoro nei campi, raccoglievano il messaggio. Dopo il tramonto, finito il lavoro, sarebbero tutti convenuti ad ammirare (o criticare) la pagghiàra, a salutare i nuovi arrivati e a portare lu lotu ti lu icinàtu, cioè un simbolico dono di benvenuto, consistente in tre cocche ti frise t’uérgiu (tre paia di ciambelline d’orzo) o una fazzolettata di pomodori o qualche spiuréddhra (mellone spurio maturato anticipatamente); intanto non facevano i sordi, e attraverso le terse sonorità della campagna filtrava la loro strofa di saluto-risposta”

Commenti su Gallipoli e il suo Malladrone di francesca

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Elio Pindinelli, Francescani a Gallipoli, corsano editore 2006

Commenti su La spiulèddha, un caso di razzismo botanico… di Redazione

Commenti su La frisella.Tutto ciò che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere di Giuseppe M.

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Ricordo ancora racconti di anziani pescatori che usavano bagnare la friseddha con l’acqua di mare!

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Angelo Micello

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Credevo di trovarmi davanti a un leggero pezzo estivo di taglio investigativo e invece, come al solito succede con i contributi del prof. Polito, si resta come un ciclista a metà salita. Si parte per una ingenua lettura, si finisce col vocabolario in mano.
Per restare leggeri e tentare di scollinare pure noi poveri gregari, penso che abbia inventato la frisella chi ha inventato la biscottatura, o meglio i benefici che essa comporta nella doppia cottura della farina impastata. Quindi ha inventato tutta la famiglia delle gallette, dei i biscotti e delle friselle appunto. Magari qui nel Meridione abbiamo inventato solo quel modo particolare di confezionare il pezzo da cuocere che le conferisce le proprietà di condimento che fanno dimenticare di stare a mangiare solo farina asciutta.

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Angelo Micello

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La risposta ai dubbi della nota 22, sono nella stessa Eneide nello stesso Libro III. Eleno, durante la tappa di Butrinto in Albania, predice il destino a Enea e lo mette a corrente di ogni minimo dettaglio. Gli predirrà lo sbarco in Italia nel Salento e qui Virgilio rinforza l’ipotesi delle origini cretesi di Castro, che la tradizione vuole fondata da Lictius Idomeneo. Idomeneo è partecipe alla guerra troiana e quindi potenziale nemico di Enea. E’ Eleno a consigliare Enea di fare i voti e fuggire subito: “Queste terre d’Italia e questa riva vèr noi vòlta e vicina ai liti nostri, è tutta da’ nimici e da’ malvagi Greci abitata e cólta: e però lunge fuggi da loro. I Locri di Narizia qui si posaro; e qui ne’ Salentini
i suoi Cretesi Idomeneo condusse; qui Filottete il melibeo campione
la piccioletta sua Petilia eresse. Fuggili, dico, e quando anco varcato
sarai di là ne l’alto lito, intento a sciôrre i vóti, di purpureo ammanto
ti vela il capo, acciò tra i santi fochi, mentre i tuoi numi adori, ostile aspetto
te coi tuoi sacrifici non conturbi: e questo rito poi sia castamente
da te servato e da’ nepoti tuoi.”
E lo stesso Enea, che per consiglio di Eleno si traveste con rossi cappelli frigi, nel terminare la visita al Tempio con rito dei voti della partenza rinforza: “il greco ospizio e ’l sospetto paese abbandonammo”. Sul piano letterario Enea, più che scambiare friselle, si preoccupò solo di tenere gli occhi aperti.


Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Pino De Luca

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ottima trattazione, l’unico neo che trovo riguarda la necessaria differenziazione geografica e culturale tra la frisa bucata e quella senza buco. E un’altra aporìa occorre illuminare: la fragilità della frisa non le consente d’essere paragonata alla galletta o al pane vichingo. E, probabilmente, nemmeno al pane carasau anch’esso fragile ma per costruzione soggetto ad una possibilità di packaging che lo preserverebbe dalle rotture. La frisa non lo attribuisco al movimento di militari proprio per queste ragioni. Credo invece che sia più attribuibile ad una conservabilità stanziale a supporto dei periodi carestìa. Sono solo domande che pongo a me medesimo apprezzando in toto l’eccellente contributo.

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Redazione

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Angelo non dimentichiamoci dell’ottimo grano duro che abbiamo solo noi, cresciuto sulla nostra terra rossa, in un clima particolarissimo. Converrai che anche questo è un unicum di cui dovremmo andare fieri. La straordinarietà di questo umile ma saporitissimo alimento, a mio parere, sta proprio nell’ottima farina (e come dimenticare la pasta fatta in casa?). Sapori ineguagliabili esaltati dall’olio nostrano, dai pomodorini, capperi, rucola e tutto il resto. Altro che Mc Donald! E non me ne importa se mi includono tra i tradizionalisti campanilisti!

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Redazione

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scrive Armando nella nota 4: “Offa significava boccone, focaccia, polpetta e, per traslato, bernoccolo”.

Ma, se ricordo bene, significa anche “sorso”. Mio nonno di tanto in tanto chiedeva alla moglie “‘n’ùffulu ti mieru” per inumidire la bocca e la gola (“cu mmi ssuppu li cannaliri”)

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di Redazione

Commenti su Ma chi ha inventato la frisella? di armandop

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In un poema in latino medioevale di incerta datazione, il Facetus, compare un “offare” che il Diefenbach nel suo glossario latino-germanico interpreta come sinonimo di sorbère=sorbire , mentre considera “cratis” incrocio tra cyathus e crater (entrambi, pressappoco sono sinonimi di bicchiere).
Dum cibus extat in ore tuo, potare caveto:
in cratis offare decet, non in ore repleto

(Mentre c’è del cibo nella tua bocca, guardati dal bere:
conviene sorbire nei bicchieri, non nella bocca piena)

Direi che la glossa del Diefenbach (d’altra parte scontata, dato il contesto) fa pensare ad un sostantivo offa, del quale “uffulu” sarebbe diminutivo. A questo punto questo “offa” sarebbe veramente lo stesso del post solo immaginando un passaggio concettuale dal solido (boccone) al liquido (sorso). Purtroppo di “offare” il Diefenbach si guarda bene dal proporre l’etimo e il Rohlfs, dal canto suo, registra “uffulièddhu=sorsellino” citandolo da “Cose nosce” di Francesco Castrignanò, nell’edizione, però, del 1909 (l’amico Marcello mi ha regalato una copia della ristampa del 1968, dove, però, la poesia con “uffulièddhu” non compare e nel vocabolarietto in appendice manca la nostra voce che, invece, doveva comparire nell’edizione del 1909), anche lui senza proposta etimologica. E io, a parte l’ipotetico slittamento semantico proposto, non sono Mandrake…

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