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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su La neretina “seta” negli autori greci e latini. di Marcello

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bacchetterà anche me, visto che siamo giunti alla svolta


Commenti su Libri/ Edizioni francescane della biblioteca Comunale di Nardò di Salvatore Calabrese

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Mi sembra doveroso far presente che, secondo le tradizioni orali e le testimonianze storiche, nel 1211 (esattamente 800 anni fà) il Santo poverello tornando dal viaggio in Terra Santa e dall’Egitto, sbarcato ad Otranto venne e si intrattenne nella nostra Nardò dove ebbe un’accoglienza entusiasmante, tant’è vero che nella circostanza ebbe in dono dal conte Filippo De Tuzziaco il vecchio castello feudatario, già abbandonato da diversi anni, tale castello lo trasformò in Convento Francescano (uno dei primi in Italia) costruendovi accanto la relativa Chiesa di S. Francesco (oggi la chiesa dell’Immacolata).
Si narra che quel gran Santo, stando a Nardò ci volle lasciare una memoria oggettiva scolpendo con le proprie mani una piletta d’Acqua Santa. Ora quel prezioso cimelio si trova depositato e ben custodito presso il locale convento delle Clarisse di Santa Chiara. Si trova in quel posto perchè agli inizi del 19° secolo il Vescovo di Nardò Mons. Vetta volle ingrandire i locali del seminario e per far ciò dovette demolire la chiesetta della Confraternita dell’Immacolata, spostandola presso la vecchia chiesa di San Francesco che dopo l’editto napoleonico del 1808 era stata abbandonata e il relativo convento era stato ceduto a privati facendone residenza privata.
La Chiesa fu ripristinata, restaurata e rimodernata e in tale circostanza la preziosa PILEDDHA fu rimossa dall’ex convento Francescano e consegnata alle Suore del monastero di S.Chiara (dove tutt’ora è gelosamente conservata) come appartenenti alle regola Francescane.

Commenti su La neretina “seta” negli autori greci e latini. di armandop

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Fabriano? Per come il nome va a finire non è escluso il gemellaggio con la carta igienica…

Commenti su La neretina “seta” negli autori greci e latini. di alfredo romano

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Caro Armando,
sono così interessanti i tuoi interventi su Spigolature Salentine, perfino dotati di sottile ironia, che, per una più larga e facile diffusione, meritano di trasmigrare in un ghiotto volume da leggere e conservare quale vademecum per noi poveri mortali (sic!).
Grazie

Commenti su Mino De Santis, cavaddhru malecarne di Lorenzo Martina

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molto divertente ed originale traspare tutta la salentinità dell’autore e riporta con la mente a qualche tempo fà, quando per le vie dei paesi la mattina presto e la sera tardi si vedevano lunghe processioni di carri trainati da asini cavalli o muli e lu trainieri che vivevea in simbiosi con la bestia con cui parlava sciorinando un linguaggio molto colorito che l’autore ha ben descritto. Scenografie d’altri tempi che a volte rimpiangiamo sommersi e soffocati da questa modernità che ci stà logorando sopratutto nell’animo. Ancora complimenti all’autore ed un augurio di sempre maggiori successi.Lorenzo Martina

Commenti su La chiesa del Carmine in Nardò (Lecce) di Salvatore Calabrese

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L’amico Egidio Presicce, anziano artista neretino, nonchè grande cultore delle nostre tradizioni storiche e culturali, mi ha raccontato che nella seconda metà dell’ottocento un carrettiere legò la sua asina alla statua del leone che si trova alla sinistra dell’entrata della Chiesa del Carmine, quando un gruppo di cani randagi avvicinatisi alla povera asinella si misero ad abbaiare e alcuni si avventarono alle sua zampe per morderla, la poveretta spaventata cercava di svincolarsi dai guinzagli che la tenevavo legata alla statua di pietra leccese, quando con un brusco strappo spezzò i piedi della statuetta facendola cadere per terra mandandola in frantumi. Il proprietario dell’asina fu chiamato a riparare i danni e a sue spese fece costruire un’altra statua simile all’originale. Ecco perchè la statua a sinistra si presente in un ottimo stato di conservazione (perchè più recente e più nuova) a differenza di quella di sinistra che essendo più vecchia presenta la corrosione della pietra leccese che il tempo ha provocato. Questa storia all’amico Presicce gli è stata raccontata da un pronipote dello sfortunato carrettiere

Commenti su Libri/ Don Angelo Marzia: un uomo innamorato di Dio di Redazione

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Carosino: Presentato il libro di Floriano Cartanì su don Angelo Marzia

Nella suggestiva cornice offerta dalla Chiesa Madre di Carosino, gremita in ogni ordine di posto, è stato presentato l’altro ieri l’ultimo lavoro di Floriano Cartanì: “Don Angelo Marzia: un uomo innamorato di Dio”, pagg. 121 AlbusEdizioni editore. Questo libro, di leggero ma gradito allestimento grafico, ha una voce intrinseca che non può essere letta se non penetrando il cuore di un uomo. Un uomo che divenne per volontà di Dio sacerdote e che versò molta parte della sua vita, in particolare oltre trent’anni come parroco di Carosino, al servizio del Signore. In “Don Angelo Marzia: un uomo innamorato di Dio” l’autore snoda amabilmente un percorso umano che si fa viaggio e metafora della vita di molti Carosinesi. E, a ben vedere, le testimonianze di questo sacerdote potrebbero rappresentare documento per ogni lettore che l’abbia o meno conosciuto di persona, come accade quando si parla attraverso il proprio vissuto e si contemplano visi e storie della vita. Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, che lo vide giovane parroco presente assiduamente sino all’ultimo giorno di vita, è così riecheggiato forte ancora una volta il nome di don Angelo; quasi a volerlo salutare sicuri che lui era li a vegliare sui suoi amati parrocchiani. E’ stato lo stesso don Lucangelo De Cantis attuale parroco di Carosino, alla presenza del suo vicario don Graziano Lupoli, di don Leonardo Marzia (fratello di don Angelo), del prefattore del libro Pierfranco Bruni e dell’autore Floriano Cartanì, ad aprire il momento di riflessione sul libro, con una prolusione molto affettuosa, che gli ha permesso di ricordare l’impegno di don Angelo nella fraternità sacerdotale della Vicaria. Nel corso del suo intervento don Lucangelo ha rammentato come, appena venuto a Carosino, avesse sentito il bisogno di recarsi in preghiera presso la tomba di don Angelo. Toccante, a questo proposito, la testimonianza offerta da don Leonardo Marzia, giunto appositamente da Roma insieme all’altro fratello Tonino e agli altri familiari e parenti presenti alla serata. Allora il ricordo si è fatto subito commovente ma è stato poi stemperato dagli aneddoti spensierati della fanciullezza di don Angelo che, tra l’altro, era un grande estimatore di musica. Brillante ed importante la presentazione offerta da Pierfranco Bruni. Calabrese di nascita ma Carosinese d’adozione, Bruni ha dato molto di più che una “semplice” lettura critico-letteraria sul libro di Floriano Cartanì. “Il saggio donatoci da Floriano – ha sottolineato – è molto di più che una storia della vita di un sacerdote. Camminare tra le pagine di questo libro è un ricercare e un ritrovare quei solchi veri, tracciati nel tempo da una comunità attraversata dalla figura di un uomo-prete, don Angelo Marzia, che ne ha caratterizzato a lungo il suo humus, spiegando le vele della fede, per andare oltre, sulla scia degli insegnamenti di San Paolo.”. Le conclusioni sono state affidate all’autore, Floriano Cartanì il quale, nel corso del suo breve intervento, ha ringraziato tutti coloro i quali in qualsiasi modo hanno contribuito attraverso le loro testimonianze a fare di un libro di carta, un libro scritto dal cuore. “Mi ha commosso – ha precisato Cartanì – questo loro desiderio di lasciare una traccia di quell’incontro con don Angelo, nel quale vi ho scorto un affetto sincero, come di chi volesse rivivere quel momento. L’importanza della figura e della testimonianza lasciateci da don Angelo Marzia – ha evidenziato Cartanì – sono elementi di un operato pastorale e di vocazione a favore del prossimo, che solo il tempo ci sta gradatamente consegnando.” Erano presenti alla serata due testimoni del vivaio vocazionale carosinese tanto amato e curato da don Angelo Marzia: mons. Mino Quaranta e don Francesco Nigro.. Alla serata erano presenti, tra gli altri, l’attuale sindaco Biagio Chiloiro accompagnato da rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Carosino, altri esponenti delle Amministrazioni degli anni passati, tra cui gli ex sindaci Costanzo Carrieri e Franco Sapio, ed il consigliere provinciale Mino Sampietro.

Commenti su Mega Eolico a Supersano (Lecce) di Lorenzo Martina

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I politici di Supersano facciano un passo indietro, e diano la possibilità ai loro figli di vivere un territorio tra i più belli del Salento. Se le casse comunali sono vuote arginate gli sprechi che sono sempre tanti, offrite alla popolazione qualche servizio in meno nessuno si lamenterà, consapevole che continuerà ad ammirare il cielo terso di Supersano senza che nessuna torre eolica lo adombri.


Commenti su Mega Eolico a Supersano (Lecce) di marini luce Maria

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Siamo contenti che qualcuno comincia a ribellarsi al fatto che il paesaggio urbano ed extraurbano di Supersano (nostro paese di origine) sia stato negli ultimi decenni, terreno di conquista e di trasformazioni violente , insensate e molto spesso motivate da interessi privati da parte di amministrazioni, insensibili, incompetenti e senza scrupoli, di destra e di sinistra. Marini Lucetta e Ezio Sanapo

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di Carlos d'Amore

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Ottimo articolo e dulcis (o amaro piú propriamente) in fundo le parole de Sr Nino che fendono l’anima! La superbia sembra essere lo sport piú praticato attualmente.
Col suo permesso copio le sue parole e le proporró in giro!

Commenti su Salpando per San Mauro di Osservatorio Torre di Belloluogo

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di nino pensabene

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Per me è una gioia e un onore che qualcuno approvi il mio modesto pensiero. Ringrazio con gratitudine e formulo auguri di bene.

Commenti su Tempo di melagrane. Mille motivi per mangiarle di Centro Commerciale Vialarga

Commenti su Qui dove si vive (e muore) di lavoro nero di gianni ferraris

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interessante e condivisibile in toto il pezzo. Il sommerso è un problema nazionale, esiste a nord come a sud, forse in maggior misura a nord vista la capacità produttiva dei territori. Qui siamo a casi limite che ora “limite” non sono più. Si stanno generalizzando situazioni di questo tipo, attività un tempo dignitosamente produttive, ora sono allo stremo, lavorano quando e se c’è lavoro. Mettere la croce sulle spalle completamente e solo del datore di lavoro sarebbe come dire che l’evasione fiscale è solo dei dipendenti pubblici o provati che siano, che nel tempo libero fanno i falegnami o gli imbianchini . Altra realtà diffusissima al nord. Si innescherebbe una guerra fra poveri. Per Barletta quello che ha agito fortemente e principalmente è stata la mancanza di controlli da parte di chi dovrebbe sui cantieri, piuttosto che l’improvvisazione di operatori nei cantieri stessi. L’inciviltà è mantenere il patrimonio in questo stato e in queste condizioni, evitare di mettere in sicurezza e curarsi di fare il ponte sullo stretto. E’ esattamente come dire “farò il partito della gnocca” mentre ci sono i funerali delle ragazze crepate di lavoro e di edilizia.

Commenti su Salento e lupi mannari di fabio

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Complimenti per l’interessante articolo.


Commenti su Quel cartello dell’aeroporto di Lecce Lepore di Raffaella Verdesca

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Gianni Ferraris, lei è un grande! Leggere i suoi articoli è interessante a tal punto da essere ingoiati fuori dal tempo col sorriso costantemente stampato sul viso.Umorista, ironico e soprattutto autoironico, qualità rare, ancor più se condite da fluidità di scrittura e inelligenza narrativa.Cosa dire dei segnali stradali? Siamo in Italia, il paese dei paradossi, delle contraddizioni, della fantasia sfrenata. C’è chi cerca di vendere la Fontana di Trevi e c’è chi s’impegna a colorare di cartelli i tratti stradali di sua competenza! E comunque, se siamo ancora tutti qui, vuol dire che le sciagure paventate dai pittoreschi triangoli di pericolo non si sono ancora abbattute sulle nostre fragili e ignare vite. Il segnale del capriolo che si libra nell’aria in strade di campagna dove a stento si vedono due lucertole, lei l’ha mai visto? Anche quella figura è collocata misteriosamente nell’aria, un po’ come l’aereo-incubo del sindaco di Vernole: per un periodo ho sognato che l’elegante erbivoro mi planasse davanti, più che altro per il desiderio di ammirarlo senza dover pagare il biglietto allo zoo o appostarmi inutilmente per ore dietro un masso del Gran Sasso dopo aver scalato massacranti dislivelli di 1000 mt. Per alcuni solerti curatori della sicurezza stradale deve essere andata più o meno così: la notte il sognaccio con la valanga assassina o il brecciolino esplosivo, e la mattina dopo un bel segnale che li sbatta in faccia agli innocenti automobilisti. Antifona: “Pensavate che solo io dovessi sopportare questi incubi angoscianti? Tièèèè, ora beccateveli voi!” D’altronde, siamo in democrazia!

Commenti su Quel cartello dell’aeroporto di Lecce Lepore di Salvatore Calabrese

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Chissà se qualche comandante di vigili meno distratto, qualche assessore al traffico più illuminato o meglio ancora qualche sapientone della motorizzazione civile, leggerà mai questo elaborato? Credo di no altrimenti dovrebbe avere il buon senso di scrivere il suo dotto parere su questa pagina

Commenti su Quel cartello dell’aeroporto di Lecce Lepore di Pier Paolo Tarsi

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Stai tranquillo Gianni, tanto, che io sappia almeno, a Lecce Lepore gli aeromobili li vedi solo sui cartelli! :)

Commenti su Qui dove si vive (e muore) di lavoro nero di soniavenuti

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Condivido l’analisi attenta e minuziosa di Alessio Palumbo, e cercando le motivazioni per le quali, tutti questi piccoli imprenditori ( oggi per l’intera opinione pubblica sul banco degli imputati), titolari di migliaia di piccole aziende come quella balzata alle cronache per questo infausto episodio, si siano alzati una mattina e abbiano deciso di diventare dei fuori legge producendo le loro manifatture con personale non dichiarato e sottopagato, non riesco a trovarle se non cercando di guardare oltre il fatto.
Non credo che sia insito nel DNA di questi imprenditori tale gene comportamentale, e penso che a tutti piacerebbe giocare la loro partita secondo le regole, ma guarda caso le regole non sono uguali per tutti.
Chissà perchè l’accesso al credito per le piccole imprese al sud, sia meno semplice che al nord, eppure siamo nella stessa Italia.
Come mai il governo italiano ha accettato di entrare a far parte di quel processo economico tanto decantato chiamato “globalizzazione dei mercati”, senza istituire delle regole che salvaguardassero sia i costi di produzione che si devono sostenere in Italia, facendo entrare nel mercato Italiano prodotti dall’estero a basso costo, che il prodotto made in Italy, obbligando molte aziende a produrre in Italia e non all’estero (terzo mondo), dove i costi di produzione hanno un rapporto di 1 a 4( col costo di un operaio italiano si pagano quattro mensili e relativi contributi e tasse di un operaio extracomunitario).
Come mai il famoso TAC, spina dorsale dell’economia del Basso Salento, dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo scorso, che ha tirato via dalle campagne l’80 % della forza lavoro trasferendola nei laboratori di produzione tessile e calzaturiera, col conseguente abbandono delle campagne e quindi il crollo della produzione nel settore agricolo è scomparso in modo definitivo?
Tutti quei vestiti, quelle calzature, si stanno comunque producendo in un’altra parte del mondo, dove i costi sono minori.
Volendo potrei continuare con una lista molto lunga, ma entrerei a toccare argomenti troppo complessi da discutere in questa sede, e con questo voglio solo dire, finiamola d’indignarci, solo quando succedono le tragedie come quella di Barletta, dove figli sono rimasti orfani e madri stanno piangendo i loro figli, ma dovremmo indignarci ogni giorno, tutti i giorni, ognuno nel suo ruolo, a partire dal Capo dello Stato a finire all’ultimo cittadino Italiano (ultimo non per importanza), quando ci andiamo a scontrare con questo genere di realtà, perchè siamo tutti vittime di un sistema che è stato escogitato per apportare benessere ai pochi “eletti” e non alla collettività, e prima di puntare il dito su chicchessia in maniera gratuita, solo perchè indotti a farlo da un certo tipo di organismi di “stampa” cerchiamo di acuire il nostro senso critico, e chiediamoci perchè talune persone si comportano in un certo modo, altrimenti come dice bene Alessio Palumbo, andiamo ad innescare solo una guerra tra poveri.
Voglio concludere questo mio commento ribadendo che la gente del Sud è per la maggior parte brava gente, abituata a lavorare e a spaccarsi la schiena, come lo dimostrano le vittime di Barletta, e anche in condizioni di “schiavitù” come commentato dal nostro presidente della Regione (Presidente si indigni anche lei tutti i giorni e non solo quando accade l’irreparabile), e non ci sto quando qualcuno si permette di affermare il contrario.
Recitava un vecchio detto salentino:
“nisciunu se vulia nè poveru e nè malatu”

Commenti su Quel cartello dell’aeroporto di Lecce Lepore di soniavenuti

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se dovesse accadere uno scontro tra un’automobile che si si trova a transitaere su quella strada ed un’aeromobile, l’amministrazione è sollevata da tutte le responsabilità…. in fondo ha fatto il suo dovere, ha segnalato il pericolo….
Sorridiamo in fondo come si dice il riso fa bene alla salute.
Grazie Gianni Ferraris

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