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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Salento e lupi mannari di Nino Pensabene


Commenti su Un libro e un’intervista per indagare sullo strano caso di Federico II di nicola cordò

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HO letto su federico II due o tre saggi storiografici e sicuramente era una figura importante per il sud ,sono d’accordo sulla tesi che era un imperatore medievale con i pregi e i difetti dei suoi contemporanei ,ma mi sembra che tutti gli storici sono concordi nel considerarlo dal punto di vista culturale e religioso come un sovrano aperto.Dal punto economico- amministrativo mi sono fatto l’idea che abbia sperperato molte risorse ed abbia dato i commerci redditizi e fiorenti di quel periodo in mano ad alcune repubbliche marinare del nord essendosi molto indebitato.

Commenti su Ermanno Inguscio e il mestiere dello storico (profilo bio-bibliografico) di roccoboccadamo

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Complimenti a Paolo Vincenti e all’amico Ermanno Inguscio.

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di Giacomo

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A questo punto mi sembra da rivedere la tesi secondo cui in Italia non è possibile la conservazione di tessuti organici data la latitudine e le condizioni climatiche; aggiungo al caso di Oria, quello arcinoto della cripta dei cappuccini di Palermo, quello di Laurenzana (PZ) nel quale ho scavato (articolo su http://www.archeologiamedievale.it), quello di Barletta (BT) ed un altro nel nord (chiedo venia, ma non ne ricordo il nome); l’Italia non è l’Egitto ne il Cile, ma i casi di mummificazione (naturale o antropica che sia) ci sono e distribuiti su un lungo arco cronologico.

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di angelo lippolis

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caro franco, la proxima volta che sarò ad oria ti preghero di accompagnarmi per una visita guidata

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di Admin

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Con vero piacere, my friend. Sono certo che pubblicizzerai nel giusto modo le “nostre mummie” in quel di Londra. Saluti.

Commenti su La cotognata leccese, un prodotto d’eccellenza di COSIMO

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IN TERESSANTE ARTICOLO,NON SAPEVO CHE SI POTESSE FARE ANCHE IL LIQUORE DI COTOGNE

Commenti su La neretina “seta” negli autori greci e latini. di fabio

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Sida città della Beozia mostra /i/ breve; Side città della Panfilia mostra /i/ lunga: ai nostri salent. seta, sita soccorre la derivazione da una forma con /i/ breve, come lat. sitem > sete, site.
A vostro parere, la provenienza di un termine greco come sida rispetto a ro(i)à, potrebbe avvalorare la tesi che i primi greci colonizzatori del Salento giungano proprio dalla Beozia?


Commenti su La cotognata leccese, un prodotto d’eccellenza di nino pensabene

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Mi complimento con l’amico Massimo per l’ottimo articolo e la fedeltà alla ricetta tradizionale. Mi permetto comunque aggiungere che il fare bene la cotognata, come le altre confetture del resto, è un’arte per la quale occorre molta dedizione e pazienza. Quando nella ricetta si dice “lasciate cuocere il tutto senza coperchio fino a quando la confettura avrà assunto una buona consistenza e la tipica colorazione rosso-bruna”, è implicito che per raggiungere la buona consistenza – atta a fare le formine e perché queste non abbiano ad ammuffire durante l’inverno – è necessario rigirare l’impasto in continuazione con un cucchiaio di legno, come è detto all’inizio per la lessatura delle cotogne. Senza questo stare in continuazione in piedi davanti al fornello buscandosi li nsiddhri (le gocce) scottanti per via ti lu spittirrare (del traboccare) dell’impasto dalla caldaia, si rischia o di bruciacchiare la confettura facendola attaccare tutta al fondo ed avendola non di colore rosso-bruno ma quasi nero, o di lasciarla morbida senza la possibilità di creare i pezzetti o le formine. Procedimento valevole anche per quando si decida di conservarla in vasi di vetro, onde evitare che dopo un po’ – alla vista di un accenno di muffa – si debba riversare nella pentola e ultimare la cottura a dovere.
Certo, oggi, rinunciando alla genuinità del prodotto, quasi tutti o tutte – per l’addensamento e solidificazione delle marmellate – usano le bustine di pectina, prodotto che abbrevia i tempi di cottura e i fastidi a cui mi sono riferito.
Io so tutte queste cose non perché sia un esperto dolciario (tutt’altro!) ma perché lo era mia moglie, riconosciuta tale, e in modo eccelso, da quanti l’hanno conosciuta da vicino e che ancora oggi lo possono testimoniare.
Lei si è sempre rifiutata di usare le bustine di pectina facilmente reperibili in commercio: diceva che era una perversione culinaria e che le confetture così frettolosamente ottenute erano la sottospecie se non addirittura la parvenza di quelle fatte nel modo tradizionale. Insisteva pure nel dire che vanno fatte in giorno di tramontana e, se donne, mai in periodo catameniale (oggettivazione – lei diceva – erroneamente attribuita a credenza o superstizione popolare ma da lei stessa accertata anche attraverso la scultura, che in quei giorni fatidici le era vietata perché la creta non reggeva la modellatura, perdeva di nerbo, si afflosciava).
Per ritornare alla solidificazione per ordine di cottura naturale, ricordo che lei si è sempre rifiutata di fare la cosiddetta “cotognata bianca” per il fatto che per ogni due chili di cotogne (tanto era la quantità consigliata per questa ricetta) si dovevano aggiungere 2 cucchiai di amido per dolci, che avrebbero consentito così di far bollire la purea mista allo zucchero (sempre tanto e tanto) per soli 5 minuti a fiamma forte. Un particolare per fortuna molto naturale di questa ricetta era quello di fare asciugare al sole le formine dopo averle passate nello zucchero. Era buonissima, noi la mangiavamo ogni anno perché regalata da due cugine di Giulietta che vivono a Lecce e che ancora ringrazio anche per la ricetta che mi ritrovo, cioè per l’appunto scritto perché dettato telefonicamente, ma ricordo che Giulietta preferiva confezionare il tipo rosso-bruno riconoscendogli le prerogative che quella bianca non aveva per l’eccessiva delicatezza o raffinatezza che dir si voglia.

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di Franco Arpa

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Esimio Frazzetta,
e se le dicessi che quel termine “unico” è stata una furbata per attirare l’attenzione di critici esperti come il signore da Lei citato e quindi avere l’aggiunta di utili contributi all’argomento? Lei ritiene di aver aggiunto elementi utili alla discussione, oppure, forse, ha fatto solo sterile polemica? E poi, tengo a precisare che non è evidenziato nel mio testo a quale entità territoriale si riferisca il termine “unico”. E’ forse scritto “unico in Italia” oppure “unico nell’Italia meridionale” od altro? Suvvia Frazzetta visto che altri prima di Lei avevano fatto notare il neo, poteva risparmiarci questa strigliatina. Inoltre mi riesce difficile capire perchè ha virgolettato il termine “notizia” e poi la classifica come -ritrovamento eccezionale-. Avrà forse Lei capito fischi per fiaschi? Avrà forse capito che io ho trovato una cosa perduta? Le mummie di Oria sono sempre state lì alla portata di tutti e non sono mai state smarrite. Il testo pubblicato è solo il frutto di una mia ricerca, che certamente può contenere pregi e difetti….. ma continuare una simile polemica sterile… mi creda …. può sembrare esagerato. Grazie per l’attenzione. Franco Arpa da Oria

Commenti su La ruta e la malva, due farmacie a cielo aperto di Cosimo Guercia

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Mi ricordo che quando ero ragazzino ( oltre 60 fa) c’e'rano delle donne che usavano le proprie mani a sistemare le slogature o alleviare dei dolori, e ricordo che usavano queste erbe dopo aver manipolato il malcapitato, costatando che dopo due tre sedute stava bene,dico questo in quanto vicino a casa mia vi era una signora che faceva questo tipo di terapia e che a me piaceva assistere. La signora all’epoca della mia infanzia aveva oltre 80 anni e ricordo che era di Acquarica del Capo.

Commenti su La ruta e la malva, due farmacie a cielo aperto di Paolo

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Quando ero piccolo mia madre curava i miei ascessi ai molari con impacchi di schiuma di malva ottenuta portando ad ebollizione le sue foglie. Ottimo rimedio!

Commenti su La ruta e la malva, due farmacie a cielo aperto di nino pensabene

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Evidentemente quella signora di Acquarica del Capo faceva parte della categoria delle ‘ggiustaosse, praticone di ortopedia che curavano parallelamente con la fitoterapia, l’antica medicina popolare.

Commenti su Divinità egizie nel Salento: il cinocefalo di Porto Cesareo di Enrico

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Ma se andiamo a fondo forse lo stesso nome, Porto Cesareo, potrebbe avere origni egiziane???? Che ne dite??? qualcosa si potrebbe sapere. Come pure Serra Cicora. Scrasceta. S. Isidoro. Cafari… e via discorrendo. Chissà???

Commenti su Oria. La cripta delle Mummie, unico caso di laici mummificati di Livio Greco

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“Il 12 giugno del 1804 la Francia di Napoleone Bonaparte adotta l’Editto di Saint Cloud (recepito nel 1806 nelle repubbliche napoleoniche italiane), con il quale, fra l’altro, si vietano le mummificazioni, che ad Oria però continuarono, forse clandestinamente, se si considera che delle 11 mummie presenti solo una è risalente all’anno 1871 e quindi ad epoca antecedente all’editto napoleonico. Le altre 10 mummie recano data successiva al 1804 e l’ultimo confratello che ha subìto il processo di mummificazione è Michele Italiano, deceduto nel 1858.”
C’è una incongruenza: o deve essere sbagliata la data del 1871 oppure al posto di “antecedente” si dovrebbe usare, ad esempio, “successiva”…


Commenti su Il basilico …dannoso inoltre soprattutto alle donne avendo contro di loro una tale naturale ostilità… di armandop

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Capitolo XIX: “La Barbara perciò aveva perciò mandato in regalo alla Mena il vaso del basilico, tutto ornato di garofani, e con un bel nastro rosso, che era l’invito di farsi comari…”. Come siciliana, in particolare catanese, è registrata dagli studiosi di usanze e costumi antichi (però, a quanto ne so, siciliani, in primis il Pitré) che se ne sono occupati.

Commenti su 16 ottobre 1911-16 ottobre 2011. Cento anni di storia delle Ferrovie nel Capo di Leuca di Pier Paolo Tarsi

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Molto interessante. La costruzione della linea ferrata deve essere stata occasione di diversi conflitti campanilistici anche in queste zone del Salento. Forse proprio questo spiega una storiella che mio nonno amava raccontarmi, storia in cui deve essersi sedimentato nella forma leggendaria e canzonatoria il campanilismo che contrappose gli abitanti di Copertino ai vicini di Leverano, paese non attraversato dalla linea a differenza del primo. Secondo la storiella un gerarca chiese ai leveranesi se volessero la stazione anche nel loro comune e questi risposero in coro “ai, ai, ai!”. “Ai”, nel dialetto di Leverano – fatto insolito che magari Armando Polito ci saprà spiegare – significa “si”, “affermativo!”. Il gerarca però scambiò la particolare espressione per lamenti, pertanto, concludeva mio nonno, se ne andò pensando “quisti si sta lamentanu già, è megghiu cu lla facimu a Cupirtinu la stazione!”. :)

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Commenti su Divinità egizie nel Salento: il cinocefalo di Porto Cesareo di Raffaella Verdesca

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Che emozione ancora più grande ora avremo nel tuffarci nelle acque di Porto Cesareo! Sfioriamo coi piedi granelli di sabbia che hanno retto le orme prestigiose della storia. La statuetta sembra conservata in ottimo stato e la perfezione della sua effigie quasi mi spaventa. Grande popolo quello Egizio! Se il simpatico babbuino sacro col nome di Touth è prova del passaggio, forse del contatto degli antichi Egizi con la gente del Salento, azzardo un’ambiziosa teoria: “L’unione dei due popoli ha potenziato le capacità intellettive, cognitive e creative di entrambe queste genti. Visto che la statuetta del dio Touth simboleggia la scienza e la sapienza, ciò vuol dire che gli Egizi ce l’hanno lasciata apposta per ricordarci che siamo due gradini più avanti degli altri.”
Uhmmm…, una sola cosa mi inquieta: stò benedetto babbuino sacro era pure inventore della scrittura e quindi protettore degli scrittori…Non è che ha qualcosa a che fare con me?!?!
Scrittrice sì, scimmia mai.

Commenti su 16 ottobre 1911-16 ottobre 2011. Cento anni di storia delle Ferrovie nel Capo di Leuca di armandop

Commenti su 16 ottobre 1911-16 ottobre 2011. Cento anni di storia delle Ferrovie nel Capo di Leuca di Marcello

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Armando mi consentirai di trasgredire, ancora una volta, i tuoi desideri, che vietano di esternare complimenti. Non posso farne a meno, dopo aver letto la dotta disquisizione sull’ “ai” leveranese nei link segnalati. Non avrei mai immaginato tanto in una apparentemente banale affermazione

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