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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Una cena piuttosto movimentata, ovvero “lu springitùru e la urràscina” di Marcello

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riflettendo sul termine ricordato da Fabio (che stava per passare nell’oblio) “ndandarisciare” mi viene in mente il din-don delle campane. Che sia da ricondurre a questo? Attendo lumi, chiamando in causa anche Armando, da cui son certo potrò avere sonore bacchettate (e daje co’ ‘ste bacchettate, oggi) per aver osato


Commenti su Galatone. Il castello di Fulcignano e la triste leggenda del tesoro di Redazione

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ma grazie soprattutto a te, caro Massimo, che ci delizi con queste straordinarie escursioni. Stiamo conoscendo, per merito del tuo limpido ed accessibilissimo raccontare, gli angoli più remoti della nostra terra, finora riservati a pochi fortunati e ai residenti

Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di Marcello

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Giulietta non finisce mai di sorprendere per la mole di notizie riportate nel suo lavoro. La lettura del libro è un continuum di novità e di locuzioni mai riportate da alcuno. Anche alcuni termini mi risultano sconosciuti, pur risiedendo ad una decina di Km dallo svolgersi di quei fatti.

Ma un gesto mi incuriosisce più di tanti altri offerti nel saggio di oggi: “…Quando alla nascita di un figlio maschio il padre contadino, dopo averlo come di uso immerso in un bacile colmo di vino, lo sollevava in alto chiedendo a Dio…”.

Mi piacerebbe sapere se questa usanza risulti in altri comuni del Salento

Commenti su Italiani di Crimea, una tragedia attuale di Paolo Rausa

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Scusate, il problema non è solo la giusta indignazione e riprovazione o la considerazione amara che purtroppo le tragedie si ripetono, ma quando queste avvengono e lasciano delle terribili conseguenze come rimediarvi sul piano istituzionale, spingendo le Autorità a rimediarvi, per quanto possibile, e soprattutto come solidarizzare sul piano umano, come portare conforto a chi ha perso tutto ma non le radici, il senso dell’appartenenza. Sarà strano o paradossale tutto questo ma è così commovente l’attaccamento al nostro paese, alla bandiera tricolore, alla lingua che merita da parte nostra un sostegno illimitato e generoso! Non siete d’accordo? Grazie comunque per l’interesse dimostrato, ma purtroppo non basta… A presto!

Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di nino pensabene

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Di quest’uso ne abbiamo discusso più volte con la Giulietta, e lei mi spiegava che il simbolico quanto rapido bagno nel bacile colmo di vino risaliva a tempi antichissimi e che man mano che la civiltà contadina andava perdendo della sua centralità tradizionale, cioè fine Ottocento, primi Novecento, l’uso era stato sintetizzato nel “quarto di vino vecchio che, alla nascita di un figlio maschio, il padre contadino versava, come abbrivo alla fortuna, sui genitali”.
L’ho scritto tra virgolette perché, grosso modo, è quanto è stato riportato in altri nostri lavori, per esempio in “BALLATA PER ‘NGICCU, CONTADINO COPERTINESE D’ALTRI TEMPI” (formata da dieci componimenti poetici: La nascita, L’infanzia, L’iniziazione al lavoro, Il fidanzamento, Il matrimonio, La paternità, La figliolanza, La fatica, La regalità della terra, La vecchiaia, La morte).

LA NASCITA

Perpetuazione di lacrima ancestrale
la tua venuta al mondo,
mediata dal suono delle tocche [1]
che invita le donne del paese
a chiedere grazia
per la partoriente in pericolo di vita.

Unico vaticinio di dolcezza
l’irrompere di un’ape
in sincronia col primo tuo vagito
e tradizionale abbrivo alla fortuna
il quarto di vino vecchio
che tuo padre versa
per ritualmente lavarti i genitali.

Scampata alla morte
tua madre sorride compiaciuta
all’incrociarsi affettuoso delle voci
che ti salutano “Fìgghiu ti la razzia” [2]
elevandoti a “Natu cu lla camìsa”, [2a]
ma sa che oltre
il protetto dondolio della naca [3]
t’aspetta il giro vorticoso di una ruota
che mette in bilico
l’equilibrio dei sogni.

[1]
dei tocchi della campana *

* A Copertino venivano suonati 11 tocchi con la campana vecchia, chiamata “Campana ti Sant’Anna”, appunto perché la santa, avendo concepito e partorito in tarda età, era con Santa Elisabetta comprotettrice delle donne incinte e quindi delle partorienti.
Questi tocchi scuotevano molto la sensibilità delle donne, che vivendo come sulla propria pelle la difficoltà dell’evento, si davano a pregare insistentemente.

[2]
“Figlio della grazia” *

[2a]
“Nato con la camicia”*

* Le due espressioni, “Figlio della grazia” e “Nato con la camicia”, sono dovute all’irrompere dell’ape (simbolo di fortuna) in sincronia col primo vagito.

[3]
culla

Commenti su Una cena piuttosto movimentata, ovvero “lu springitùru e la urràscina” di armandop

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La voce non è riportata dal Rohlfs e l’unica cosa che sembra sicura è il suffisso iterativo -isciàre (la classica scoperta dell’acqua calda… ), che presupporrebbe una forma di partenza *ndandàre. Quest’ultima potrebbe essere da inde (=di là)+andàre=frugare (stessa etimologia della voce italiana). Probabile trafila: *indandàre>*’ndandàre (aferesi di i-)>’ndandarisciàre.

Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di annysea

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proverbio … chju gruessu è lu purtone chju gruessu è lu cintrone!
l’enunciato sta a significare che quanto è grande il casato che viene colpito da un dolore, scandalo o disgrazia tanto più grande è la risonanza che ne deriva…
saluti e complimenti per gli articoli che trovo in questo blog..

Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di annysea

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nato con la camicia vuol dire anche, in alcune località salentine, quando un neonato viene al mondo ancora avvolto in alcuni residui di placenta
” cammisa”, si dice che quella creatura nasce sotto una buona stella ed avrà fortuna e successo nella vita…


Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di simone sapone

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Bellissimo, tutto quanto.
Questo articolo è un piccolo tesoro.

Commenti su Salento, terra di calendule e di tradizioni di Redazione

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si, proprio così. Una metafora efficacissima e sempre attuale. Per traslato si applica anche a chi ha molti soldi e quindi maggiori problemi o a chi possiede una grande casa, che richiede maggiore manutenzione…

Ricambiamo i saluti ed estendiamo i complimenti ai tanti bravissimi spigolatori che lo riempiono con i loro grani. Uno spazio aperto a tutti, quindi…

Commenti su Una cena piuttosto movimentata, ovvero “lu springitùru e la urràscina” di Angelo Micello

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dandarisciare potrebbe essere un sinonimo di dondulisciare (dondolare, andare avanti e indietro) oppure onomotopieico di dan-dan il colpo ripetuto del martello sull’incudine

Commenti su Il 18 febbraio la nomina cardinalizia al salentino Mons. Fernando Filoni di Alfredo Romano

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Sono lieto che un mio ex compagno di seminario diventi cardinale. Quando io frequentavo la I media, lui stava in IV Ginnasio. Siamo stati perciò due anni insieme in seminario. Ricordo bene, durante il mio primo anno, che lui aveva la funzione di sagrestano, sicché era popolare tra di noi perché si muoveva frequentemente sull’altare. Che io ricordi, era un ragazzo minuto e piuttosto timido. A turno veniva scelto un seminarista per la funzione di sagrestano, carica che durava un solo anno. In terza media toccò a me la sorte di fare il sagrestano. La cosa mi divertiva molto perché, invece di starmene come gli altri inginocchiato sui banchi in cappella, io mi muovevo con più libertà fra cerimonie varie, vestizione del celebrante e accensione e spegnimento delle candele. Prima della messa dovevo riempire 2 ampolline, una di acqua e l’altra di vino bianco. Non nascondo che qualche volta annusavo il buon vino e facevo cadere due-tre gocce in bocca come bevendo a garganella (nel dialetto romanesco: bere da un recipiente facendo scendere la bevanda direttamente in gola). Un piccolo peccatuccio che la dice lunga sulla mia storia col vino.
Finisco col dire che io e Mons. Filoni abbiamo svolto, sì, la stessa funzione di sagrestano, solo che io, a differenza di lui, non sono diventato cardinale! Auguri a Mons. Filoni allora.

Commenti su Il Mangialibri (parte prima) di Raffaella

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Succede che certe storie s’incontrino, ci incontrino e ci piacciano. Succede anche che sbaglino strada, o che facciano finta di farlo, arrivando dritte dritte a sposarsi col cuore di un autore. Non è raro, infatti, che molti scrittori risultino ufficialmente poligami, tante sono le storie che hanno fatto proprie. C’è chi scrive e chi legge, c’è chi cucina e chi mangia. Pasquale, amante della scrittura e divoratore di libri, aveva un sogno, Michele l’ha scoperto e se n’è fatto carico. Ci offre oggi delle pagine da leggere e, da professionista del campo, ce le condisce in modo talmente succulento che sarà difficile non gustarle col desiderio del bis.

Commenti su Una cena piuttosto movimentata, ovvero “lu springitùru e la urràscina” di Fabio

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Vi ringrazio per gli interventi, come sempre stimolanti !

Commenti su Se veramente sono dalla parte dei deboli e degli onesti…, di elsa carrisi

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Ma, tra il “niente” e il “nulla” c’è Celentano. Il suo silenzio sul palcoscenico stupisce come i romantici testi delle sue canzoni. Godiamocelo, confidando nella sua beneficenza e magnificenza. Un po’ di nobiltà in questo mondo di ladri ci vuole, specie ora che il Governo Monti ha steso un velo di tristezza su noi tutti.


Commenti su Archiviata la “Rivoluzione proletaria” per assenza dei proletari di Raffaella

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Ammirevole articolo fatto di tante verità infilate una per una in una catena di parole ad effetto, vocaboli raffinati, stile sintetico e giornalismo letterato.
In questi pochi e sapienti righi c’è il riassunto di una storia intera, quella delle ideologie che in un certo periodo hanno scorazzato in Italia e in Europa vestendosi di vari colori, forti della consapevolezza delle loro pregiate trame di pensiero e della nudità intellettuale della massa. Strumentalismo, utopia, distruzione. L’Italia, nostra amata nazione, è stata condotta nei secoli al trotto e al galoppo da mani inesperte dei terreni e delle distanze, mani spesso incoscienti, capaci di sollecitare folli velocità o insensati e pericolosi fermi in valichi buoni solo alle imboscate, a volte in luoghi deserti, a brucare su campi di battaglia guardando i propri ‘cavalieri’ masticare foraggi appartenenti al popolo. Il ‘nominato’ mi fa pensare a echi manzoniani e, nello stesso tempo, al tanto villipeso concetto di morale, democrazia, giustizia, meritocrazia. Ma Pino de Luca, dopo la sua dotta e pertinente dissertazione sui chiaroscuri dell’andamento politico e sociale della nostra Italia negli ultimi cent’anni, non ci lascia con l’amaro in bocca, ma da buon scrittore e cittadino costruttivo, ci affida una speranza: sangue giovane in un paese vecchio e malato, che forse, dopo tutti i salassi applicatigli, più che di mescolanze avrà bisogno solo di trasfusioni.

Commenti su Se veramente sono dalla parte dei deboli e degli onesti…, di armandop

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Mi sfugge la differenza tra “nulla” e “niente” e sarei grato se qualcuno me la spiegasse, anche per dare finalmente la corretta valutazione (grosso problema…!) alle pause celentaniane che, a detta della gentile lettrice, sono incapsulate tra questi due, probabilmente differenti (resto in trepida attesa di conoscerlo…), concetti. Se, poi, Celentano (come tanti altri) dovesse avere la stessa funzione dell’antico “panem et circenses” (per essere sincero dovrei sopprimere “panem”…), preferirei che lo facesse, sia pure con un emolumento all’altezza della sua “nobiltà”, con quello che gli è più congeniale: con le canzoni, non con le prediche o, peggio, con i suoi i silenzi che, più che stupefacenti, a lungo andare rischiano di essere solo stupidi.

Commenti su Archiviata la “Rivoluzione proletaria” per assenza dei proletari di gianni ferraris

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A furia di cadute delle ideologie siamo finiti anche a far cadere quella della democrazia, ahimè. Ben tornino le ideologie allora…. Se mai se ne sono andate.

Commenti su Archiviata la “Rivoluzione proletaria” per assenza dei proletari di pinodeluca

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Intanto devo dire a Raffaella che le sue parole sono così piene di gentilezza che spero di meritare per davvero. Mentre a Gianni mi permetto, con grande umiltà, di suggerire che i ritorni son caricature di ciò che è stato. Non auguriamoci, quindi, che le ideologie ritornino, prodighiamoci invece affinché nuove idee fioriscano.
Lasciatemelo dire anche se sono ormonalmente comunista.

Commenti su Archiviata la “Rivoluzione proletaria” per assenza dei proletari di Carlos d'Amore

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No, continuamo a sognare e a insinuare una rivoluzione proletaria che ha dato solo frutti amari e rossi di sangue….
Non un solo esempio al mondo di mediocre risultato…
Non si calpesta la felicitá del cittadino per giustificare i fini…
Non é perché sono cose belle da dirsi che le demagogie politicamente corrette diventano … corrette realmente.
E… basta di tante rivoluzioni (quando é vostra) e dittature (quando é nostra), se cominciamo a dare un po di noi, un piccolo contributo, un’aiuto al collettivo, senza ipocrisie, se aiutiamo il colibrí che cerca di spegnere l’incendio della foresta coll’acqua che trasporta col suo beccuccio… alla fine lo spegniamo sto fuocherello che ci fa tremare le gambe.
Si, io faccio la mia piccola parte!

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