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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Archiviata la “Rivoluzione proletaria” per assenza dei proletari di gianni ferraris

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Ognuno faccia la sua parte, ovviamente, però temo ci siano interpretazioni diverse del concetto di democrazia. Di rivoluzione proletaria non parlo nè sento parlare da tempo, Non mi interessa, parlo di equità sociale per esempio. Parlo di possibilità per tutti e per ognuno. Parlo di immigrati che sono prima di tutto persone e di giovani messi al palo dalla più feroce delle ideologie, quella del liberismo. Giovani che non sono “classe”. Solo questione di termini forse. Parlo, per essere nel presente e nell’attuale, di mettere un tetto di 5000 euro alle pensioni, le quote eccedenti si redistribuiscano fra quelle che sono sotto i 1000 euro. Ma se lo dico ad alta voce mi dicono “comunista”. E a dirlo sono quelli che fanno il bunga bunga. Comunista? Riportiamo le cose al presente, all’oggi. Parlavo con un sacerdote mi disse “a ciascuno per le sue necessità, da ciascuno secondo le sue possibilità, che altro c’è di più cristiano?”. Il problema vero secondo me è che sono cadute le ideologie e sono state sostituite con il nulla. Il problema è che la mancanza di aggettivazione degli stessi partiti ha portato ad inquietanti omologazioni. C’era il PCI, la DC, il PSI ecc. Ognuno con il suo aggettivo che lo identificava, oggi ci sono i partiti delle libertà (quali e per chi?), i partiti democratici (quale si dice non democratico?). Ma sto andando troppo oltre. Au revoir.


Commenti su 3 febbraio. San Biagio, martire armeno, e il suo culto a Nardò e in Puglia di Raffaella

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Mi unisco a Nino Pensabene e a Daniela Bacca nell’esprimere approvazione e meraviglia per questo articolo così curato e ricco.
La sensazione è la stessa del chiedere l’ora a una persona di per sè puntuale e sentirsi rispondere non solo con la precisione di un orologio svizzero, ma anche con ghiotte informazioni sui fusi orari più significativi e sulle tradizioni annesse a date e orari specifici di quelle parti del mondo.
E’ fantastico e inaspettato.
Marcello è un acuto osservatore e lo dimostra nella dovizia di particolari che fa fiorire in storie e personaggi: li presenta e li vive fino a farli conoscere a fondo, se non addirittura amare. Di San Biagio sapevo solo della porta a lui dedicata a Lecce, descritta egregiamente da Giovanna, e della sua rappresentazione nelle vesti di vescovo. I miei rapporti col santo non andavano oltre alla raccomandazione un tempo ripetuta all’indirizzo di mio padre: “Vienimi a prendere a Porta San Biagio!”
Oggi, invece, scopro, grazie ai pertinenti articoli di Spigolature, che quella Porta ha un’anima: è posta prima di tutto a Oriente perchè il Santo era armeno, di Sebaste(chi poteva immaginarlo!); è dedicata a un uomo che già per il fatto di essere medico, a quel tempo, dimostra una forte inclinazione verso il prossimo; è l’espressione architettonica visibile che rimanda a rappresentazioni iconografiche sparse sul territorio del Salento, oltre che su quello nazionale. Marcello Gaballo descrive il motivo della santità di quest’uomo con analiticità storico-scientifica e allo stesso tempo con sentimento. San Biagio, è vero, salvò tanta gente dalla difterite, ma Marcello viene incontro ai suoi lettori spiegando cosa sia questa malattia; il Santo armeno venne rappresentato in statue e dipinti, ma ancora una volta scende in campo l’autore descrivendoli con l’entusiasmo e la precisione di uno storico dell’arte. Abile estimatore delle mille facce di una stessa medaglia. E io, salentina e cattolica un po’ ignorante, vorrei d’un tratto essere stata a Salve per le belle celebrazioni paesane del Santo o a Nardò, ieri, a seguire la sua processione. Di certo andrò a vedere la splendida statua dedicatagli a Nardò, ora che so che esiste, e di certo perdonerò mio padre se verrà all’appuntamento davanti a Porta San Biagio con qualche minuto di ritardo!

Commenti su 3 febbraio. San Biagio, martire armeno, e il suo culto a Nardò e in Puglia di nino pensabene

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Pochi sanno che una statua di san Biagio si trova anche all’interno della basilica Sancta Maria ad Nives di Copertino. E’ posta in una nicchia in alto su uno degli altari della navata sinistra, subito dopo, mi pare, l’altare con la “Deposizione” dello Strafella.
Data l’altezza non ho mai approfondito se si tratta di cartapesta, perché dal basso così sembra.
Pur non facendo triduo o novena e quindi non scendendo la statua, finché la basilica è stata retta dall’arciprete, mons. Marulli, ogni anno, il 3 febbraio, si ritualizzava la benedizione della gola ai fedeli attraverso due ceri incrociati e, ovviamente, la specifica formula.

Commenti su 3 febbraio. San Biagio, martire armeno, e il suo culto a Nardò e in Puglia di massimo vaglio

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In circa mezzo secolo di vita sociale, almeno a Nardò, ho sentito bestemmiare San Biagio, una sola volta ed è stata anche l’unica volta che ho visto rimproverare pesantemente, un bestemmiatore. La cosa che più mi colpì, fu il fatto che il rimprovero venne fatto da persone che usavano intercalare più o meno regolarmente i loro discorsi con colorite, pesanti bestemmie, ma non esitarono ad inveire sdegnati sull’incauto giovane bestemmiatore, proferendo queste parole: “San Biagiu no! San Biagiu, ete ti la cola!”. Ho voluto ricordare il fatto per testimoniare, se ce ne fosse bisogno, il massimo rispetto di cui gode il Santo a Nardò, un rispetto assoluto che non trova eguali e che non saprei distinguere se si tratta devozione verso colui che potrebbe scansare da una morte artroce, quale quella per soffocamento, o di un pagano timore.

Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di pinodeluca

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acqua mbivi? e alle spaddhre te vae … (detto degli zappatori che sudando e bevendo acqua infetta si ammalavano di pleurite)

acqua frisca e mieru cautu caccianu la fursione (consiglio delle masciare quando si aveva un forte raffreddore)

ci vae a mare nu trova mancu acqua (per dire di persona inetta)

Commenti su Straordinari carciofi! i pregi e tutte le ricette per la pianta più diffusa nel Salento di pinodeluca

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Caro Massimo, vorrei rammentarti che il carciofo brindisino esiste ancora …

Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di Marcello

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“acqua mbivi? e alle spaddhre te vae … (detto degli zappatori che sudando e bevendo acqua infetta si ammalavano di pleurite)”

Anche io ho ascoltato questa frase da alcuni anziani di Nardò, anch’essi convinti che è meglio bere vino anzichè acqua “ca si ndi vae a ddhetu ‘lla spaddha”. Inutile ribadire l’inopportunità del consiglio, assolutamente in contrasto con le moderne e convenienti indicazioni di bere almeno un litro di acqua al giorno, arrivando a due litri nei mesi estivi.
Sempre loro dicevano pure che “l’acqua ti rruggia l’osse”, cioè provoca la ruggine sulle ossa e quindi era da evitare, preferendo il vino. Forse per questo che molti soffrivano di calcoli e di insufficienze epatiche, se non cirrosi?

Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di Marcello

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Armando tu mi inviti a nozze con questi proverbi e volentieri ne aggiungo alcuni altri per arricchire il fardello:

Acqua e scelu no pòtinu stare a ncelu.

Minti acqua intra ‘lla zzampogna pi quandu ti bisogna.

L’acqua ti fribbaru ti ‘enche lu cranaru.

E per concludere una bellissima immagine della tanto venerata santa, Lucia, che si festeggia il 13 dicembre. Un mese generalmente assai piovoso, tanto da arrivare ad apostrofarla come “Santa Lucia pisciacchiara”.

Una sintesi straordinaria ed efficace!


Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di armandop

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Ringrazio tutti per le integrazioni ben più stimolanti di quanto contenuto nel post originale e in particolare la redazione pure per le immagini (questa volta tutte…) che vi ha aggiunto.

Commenti su E io ora sai che fo’? di quiitaliapress

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Ben fatto, Raffaella! E’ la forza della parola, bellezza… Il racconto di Raffaella Verdesca parte dallo scambio casuale di alcune battute al bar con uno sconosciuto, ma l’occasione consente di affrontare problemi quotidiani e di esprimere solidarietà agli Italiani di Crimea deportati nei campi di lavoro sovietici e ancora oggi privi di riconoscimento dello status di deportati.

Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di Alfredo Romano

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Si racconta a Collemeto di un contadino che ogni sera si recava alla cantina (osteria) per farsi i suoi soliti bicchieri di vino. Un giorno che non si sentiva bene, però, andò in visita al suo dottore e questi gli diagnosticò la pleurite.
“E cce gh’ete ‘sta pleurite, tuttore miu?”
“Tieni l’acqua nei polmoni” spiegò il dottore per non farla lunga.
Uscito che fu il nostro dal dottore, corse immediatamente dal cantiniere (oste):
“Tie ieri sera m’hai mbiscatu lu vinu cu ll’acqua” lo accusò.
“Ma cce sta ddici, cumpare, nu’ tt’aggiu mai fattu ‘nu sgarbu te ‘sta manera!” rispose il cantiniere. E il contadino:
“E comu ete ‘llora, iu ca nu’ aggiu bivutu mai acqua in vita mia, mo’ me sentu tire te lu tuttore ca su’ cchinu te acqua rretu le spaddhe?”
“Cce sta mme tici, cumpare, cce nde sacciu iu: cce cc’entra mo’ lu culu cu le quattru tempore!” si difese il cantiniere.
“Nu’ cc’entri? Ca mo’ te fazzu bitire iu, ca vau a lli carabinieri e tte tenunciu ca m’hai mbiscatu l’acqua intra llu vinu! E cusì te mpari cu cuatagni a costule te l’addhi!”
E lu fattu nu’ foe cchiui, morsera iddhi e campamme nui,

Commenti su Li dittèri ti l’acqua (I proverbi dell’acqua) di Redazione

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Simpatico! grazie Alfredo! chissà se non è stato proprio questo racconto (anzi “culacchiu”) a dar vita alla falsa convinzione dei nostri avi!

Commenti su Tacco d’Italia di Carlos d'Amore

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Camminate piano piano quando siete tra le bellezze del mio Salento perché il mio cuore é lì per terra!!!

Commenti su Torre Guaceto è seriamente in pericolo! di Sebastian Laird cluban

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In tutta serenità posso dire che è stato un lavoro di straordinario recupero ambientale e paesaggistico.

Commenti su 5 febbraio, Sant’Agata. Gallipoli e una reliquia della martire catanese di Marcello

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Un amico oggi mi ricordava un proverbio salentino relativo alla santa catanese: “Sant’Acata ti Catania ‘ene ti sciroccu e vae ti tramuntana” (viene da scirocco, ovvero dalla Sicilia, e va verso tramontana, cioè a Nord).
Pura causalità, ma, come negli altri anni, anche tra ieri ed oggi il vento è cambiato da scirocco a tramontana.
Ah! questi nostri anziani!


Commenti su L’industria del freddo in Età moderna. Le neviere nel Salento di Salvatore Calabrese

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Anche a Nardò esistevano delle neviere. Sono esistite sino a pochissimi anni fa, quando delle ruspe hanno spianato le croste rocciose site in contrada Pagani, sulla via per Gallipoli. Detta contrada, tutta rocciosa e senza un metro di terreno coltivabile, è sita nel posto più alto del territorio neretino ed era coperta dalla classica macchia mediterranea. Alle pendici di questo territorio rialzato iniziavano i terreni coltivati e proprio lì, dove terminava il terreno roccioso, vi erano delle cavità tra le rocce che sino agli inizi del secolo scorso erano utilizzate come neviere. In occasione delle rare nevicate queste buche rocciose naturali venivano riempite di neve, che restava al buio, e rigorosamente tappate con massi pietrosi, conservavano la neve che si solidificava in ghiaccio. In estate il ghiaccio veniva estratto in blocchi e frantumato nelle dimore gentilizie per refrigerare le bevande dei pochissimi fortunati. Parte del ghiaccio veniva commercializzata nelle apposite rivendite

Commenti su L’industria del freddo in Età moderna. Le neviere nel Salento di Marcello

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A me avevan detto che una neviera si trovava in contrada Corillo, nelle immediate vicinanze dell’omonima masseria e a poche centinaia di metri dalla contrada Pagani. Anche questa era scavata nella roccia, con un’apertura quadrangolare in superficie, occlusa al bisogno con un lastrone calcareo

Commenti su Domenica 5 febbraio il Tg1 incoronerà la scrittrice Vittoria Coppola di Angelo Micello

Commenti su L’industria del freddo in Età moderna. Le neviere nel Salento di lucia lupriore

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Grazie per queste ulteriori testimonianze.

Commenti su 5 febbraio, Sant’Agata. Gallipoli e una reliquia della martire catanese di Antonio

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se non sbaglio forse da noi alla caddipulina maniera se tice: sant’Acata pisciacchiara vene te sciaroccu e sende vae te tramuntana. Che ne pensi?

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