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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Note a margine di una tragedia di Angelo Micello

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La cura del territorio è il simulacro invocato ogni volta che una frana decide di seguire la legge di gravità. Col crollo di monti e colline si è formata la pianura padana e oggi pretendiamo che si conservi immobile quando immobile non lo è mai stata. Abbiamo messo le città in fondo alle fertili valli, magari sulla foce di un fiume che dissata e irriga sapendo quali erano i rischi ed accettandoli. Oggi manca proprio la cultura del rischio perchè come la vogliamo girare l’attività unama è sempre stato un mix tra bisogni, economie disponibili, rischio e pericolo. Se queste componenti non sono bilanciate e tenute in giusta considerazione finisce sempre in tragedia. Qual’è il rischio accetabile? Se un fiume invade una via di venditori di scarpe avrò dei danni di un certo costo. Se l’evento succede ogni anno i costi diventano insopportabili per la gestione ( e anche per la società che può decidere o meno di coprirli perchè i benefici sono maggiori dei danni). Se però ci metto l’archivio storico della città il rapporto delle componenti cambia. Se ci metto dei poveracci (perchè in questi posti sfigati ci vanno solo gli sfigati) la loro morte è inaccettabile. Cosa rende accettabile il pericolo? la conoscenza del rischio che si corre!. A Genova negli anni settanta hanno imparato cos’è il rischio Bisgano oggi hanno imparato (o rimparato) il rischio Fereggiano. Qualcuno poteva spiegarlo prima il pericolo perchè finchè non si sistema il Bisagno il pericolo resta immutato. Lungo il percorso del Bisagno sopra il viale sovrastante si è evitato di mettere cose di valore memori della prima tragedia, qualcosa si farà anche per il Fereggiano perchè risolvere tutto il problema costa 290 milioni di euro e i lavori ormai fermi.
Le tragedie poi hanno il vizio di verificarsi proprio dove c’è l’uomo, in ambienti comunque abitati e trasformati, perchè è dell’uomo trasformare e modificare tutto quello che si vede davanti. Nel deserto infatti le tragedie sono eventi rari. Il solo fatto di scegliere un luogo per risiedervi è un mix di bisogni economie e rischi. Se fondo una città in alto sto al sicuro dai nemici, ma col tempo la città potrà crollare e ho problemi di alimentazione idrica. Se la fondo alla valle avrò il beneficio delle acque facili ma rischio gli attacchi e le inondazioni. Genova, pur di stare e crescere davanti a quel mare di sacrifici e di rischi ne ha accettati tanti. Bisogna ogni tanto ricordarsi quali furono le ragioni di quella scelta e ricordarsi soprattutto i rischi che ne derivarono.
E rendersi conto che i rischi nel tempo possono pure cambiare: se in campagna crolla un muretto a secco bisogna ricordarsi che sono andati via i vecchi contadini che lo rincalzavano tutti i santi giorni e che non nascono più nememno bambini. Marcello Gaballo sta facendo una strenua difesa degli alberi di ulivo argomento su cui tra qualche giorno scriverò un commento che dispiacerà molti. Ma non ci saranno bizzarrie dentro, ma solo tristi realtà ormai ineluttabili.
Circa fidarsi degli esperti, specie quelli che dopo un collina che frana interrompendo una strada di montagna vengono fuori per rilanciare i propri interessi professionali o di ufficio, posso solo dirti che non c’è opera giusta (o infame) che non abbia una relazione onesta (o disonesta) di un esperto. Di vergini oneste nella mia carriera professionale ne ho visti pochi. Molti vanno a gettone, dimmi per cosa mi paghi e ti darò il parere che vuoi. Ho visto geologi firmare per lo stesso lotto di terreno carte che assicuravano la sicurezza delle nuove costrizioni e il giorno dopo firmare carte per conto del sindaco che chiedeva soldi pubblici per i pericoli immineti. Ho visto progetti importantissimi fermasi in uffici potenti per serie problematiche idrogeologiche sbloccarsi appena la consulenza veniva offerta all’amico.
In questo caso l’esperto di cui potremmo fidarci tutti ha già parlato dopo appena un giorno di indagini e ha già scritto al procuratore di Genova che il problema è solo e sempre quello: il tappo del sottopassaggio della stazione Brignole. Una cosa risaputa, ma da molti colpevolmente dimenticata. Perchè abbiamo l’abitudine di nascondere insieme al problema anche la conoscenza dei rischi di quel problema. I rischi è meglio conoscerli che ti salvano la vita e il portafoglio. In questa storia, l’omino che taglia i rami secchi e zappa la terra sulle colline liguri è solo poesia e roba buona per la polemica di due giorni.


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