cara mamma,
mi sa che questa volta ti sbagli, stasera sulla mia tavola non ci saranno nè pittule nè baccalà e per varie ragioni,innanzitutto di ordine pratico: dove vado a comprare pummidori de penda e spunzali? per non parlare poi del baccalà, che se vado dal mio pescivendolo di fiducia e gli dico che mi serve per fare il brodo mi guarda come se fossi scesa da marte e poi perchè avere le stesse pietanze che si preparano a San martino a tavola non vuol dire festeggiare San Martino, non ci sarebbe la magia.
San Martino è uscire alle sette per andare di corsa a comprare i vermicelli (che poi non ho anocora capito perchè mancavano sempre, bah) e vedere Collemeto ormai quasi deserta con le macchine parcheggiate tutte vicine in precisi punti del paese, cioè le case di nonne, mamme e zie dove tutti si riuniscono per festeggiare insieme e sentire nell’aria frizzante il profumo un po’ pungente del fumo dei caminetti tutti accesi, con sopra invariabilmente pittule a friggere o carne ad arrostire e poi tornare di corsa a casa, in tempo per la prima cotta di pittule della nonna, da sgraffignare direttamente dallo scolapasta, prima ancora che le sistemi nella coppa con la quale poi le porterà a tavola insieme al ronchetto fritto, ronchetto messo a bagno circa un mese prima (lo sapevamo tutti, “aggiu musi lu ronchettu a bagnu” equivaleva a ” a San Martino tutti a casa mia”) e tra una pittula e l’altra appareccchiare prendendo i piatti quelli buoni dallo stipo vicino al frigo e sistemare sulla tavola le bottiglie verdi di acqua fiuggi appena riempite dal nonno con il vino nuovo e aspettare che arrivino tutti per mangiare insieme tra una chiacchera e due risa vicino al fuoco crepitante, dove poi papà si metteva ad arrostire la carne per chi la voleva… eh mamma come mi sembra ormai lontano quel mondo…
quindi, stasera niente pittule nè baccalà, ma un buon bicchiere di vino sì, per brindare a tutto questo, grata a Dio per averne fatto parte.
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Commenti su Il mio San Martino di tanti anni fa di Anna emilia
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