FINIBUS TERRIS
Chi amor lascia,
e per affetto nuovo
piange ed esulta,
pena non provi
né rimpianto alcuno.
Non fu Elena ambigua nel suo amor?
Non lasciò il talamo nuziale,
e figli e affetti
per seguire il suo Paride ad Ilio
e tanti lutti portò
alla sua gente, e violenze
ed oltraggi ai corpi in guerra?
Ecco, ora il mio sguardo
ai lidi rocciosi, sui quali il piede stanco
Enea posò,
sfuggente e con tremor s’invola,
ed un battito di ciglia
terge il pianto dagli occhi
e sulle gote scorre qualche lacrima amara
che ristora.
Mentre il gusto del sale
lieve la lingua assorbe
si spegne quell’ansia pesante che m’opprime,
ed il torpore che le membra avvolge
mi ridona un amore che rifiorisce,
i tormenti tutti mi cancella
e d’affetto il cuore m’imbottisce.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 06/01/2009 3.02)