Sono un cittadino di Ortelle , mi piace l’articolo sopra riportato,
mi piace il restauro dei miei e nostri monumenti
non mi piace però quando tali monumenti vengono recintati
Ricordo quelle rocce sin da bambino,
ricordo il via vai delle signore in nero e non solo,
ricordo i lumini e i fiori di campo che adornavano gli altari
ricordo sopratutto il via vai nei giorni di fiera, a s.vito o a pasquetta,
Ricordo un monumento senza recinzione dove tutti gli ortellesi hanno giocato o pregato e calpestato quelle rocce.
Ora dopo il restauro e mi riferisco alla ”madonna da grutta”, trovo gratuita x non dire offensiva la sua recinzione,
non riesco a concepire come un monumento cosi’ bello possa essere recintato,
esiste già una porta d’ingresso diretta al monumento,
non capisco la necessità di un recinto, in ferro poi.
Ovviamente queste sono mie considerazioni personali non essendo un addetto ai lavori posso senz’altro cadere in errori e pertanto chiedo se qualcuno può darmi gentilmente delle spiegazioni .
chiudere uno spazio aperto da sempre ,
non poterlo più calpestare come sempre,
mi fa un pò rabbia
mi porta a considerazioni che sanno di privato di divieto
come se il monumento fosse stato comprato da qualcuno e
chiuso x una migliore conservazione ,
cosi ovviamente non è e lo sappiamo tutti.
E poi non si recinta un suolo dove la gente cammina prega e vive da sempre come disse più o meno un grande capo primitivo indiano
Considerando la spesa per il restauro con soldi pubblici e di conseguenza anche degli ortellesi, mi chiedo alla luce di una realtà di ”chiusura annuale o quasi” , il senso di tutto questo.
Oltre all’oltraggio della recinzione anche la beffa della chiusura quasi perenne
Il mio rammarico è il non poter vedere più signore in nero e non solo ,
i fiori di campo sugli altari e non solo il mio rammarico è anche non poter vedere dalla porta d’ingresso le donne pregare i bambini giocare e il tramonti osservare .
carlo casciaro