DISTACCO
In fuga da una terra bruciata dalle leggi dell’onore e dall’amore vietato, un giorno lontano mi incamminai, con una valigia senza ricordi, né memorie, sulle vette del Nord. Le dolci distese di ulivi e le acque azzurre del mare divennero per me vertiginose montagne dolomitiche, aria rarefatta, deserta solitudine e preghiere lungo i sentieri segnati dalle croci di campagna, quasi a ricordarci che lungo il nostro cammino in ogni croce c’è il dolore dell’uomo. L’essere umano mi divenne per lungo tempo estraneo. Non amavo più, non cantavo, non germogliavano emozioni né si tingevano di colori i miei antichi paradisi. Strappata alle mie radici, mi rinchiusi nel mio tronco selvaggio ove la linfa viva scorreva di nascosto come l’acqua sotterranea fresca e incontaminata della nostra terra carsica.
Giovani e vecchi, siamo uniti dall’indissolubile legame con la natura. Noi siamo ciò che la terra che ci ha dato alla luce è. E, anche se fuggiamo o corriamo nel mondo, anche se la vita o i nostri sogni ci conducono altrove, il nostro respiro è là dove ninne-nanne ci hanno cullato, dove alberi maestosi sono stati testimoni dei nostri giochi segreti e dei nostri amori, ma anche delle fatiche di una terra non sempre generosa.
Ma tutto ritorna a ricordarci che l’uomo non può strappare con la violenza ciò che la terra ha generato.
Grazie Angelo per questo bellissimo video.
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Commenti su Il calvario dell’ulivo deportato dalla Puglia di Elsa Carrisi
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