Caro Salvatore a suo tempo intervenni anch’io affinchè i basoli una volta tolti venissero ricollocati allo stesso posto e con lo stesso “disegno” rammentando, avendolo appreso dai miei nonni, le origini e le motivazioni dell’intitolazione del Corso. Ma a Nardò, come al solito, se ne fottono e fanno sempre come vogliono, perchè nessuno controlla ma anche perchè l’ignoranza e la presunzione regnano sovrane. Volevano al carta scritt dove si riportava quanto riferivo. Riposizionando il basolato, nel Centro storico, nel modo in cui si è operato, non hanno fatto altro che seppellire la “Storia di Nardò” sotto una coltre di cemento con buona pace di ciò che era venuto alla luce e con la connivenza dei cosiddetti “esperti”. Ma questa è Nardò e come dice un vecchio detto: “a Nardò si sciòca a tuttu pratìsu” ossia a Nardò tutto e il contrario di tutto è ammesso.
I basoli di origine lavica ci sono, caro Salvatore, sono stati riposizionati “senza criterio”, per dirla in modo pulito, alla base della scalinata del teatro e vicino ad un noto palazzo. “Omnia munda mundis”.
Salvatò, inutile ca ‘ndi tannàmu l’anima, tantu nò ‘ndi ‘mbuscàmu nienti, sulamente ilènu!
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Commenti su Spigolature neritine. Vittorio Emanuele III e i basoli di Enrico
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