Notizia di pochi giorni fa, un tedesco su cinque non associa nessuna emozione e nessun avvenimento al nome Aushwitz. Classico caso in cui la memoria non è solo storica ma ideologica, emotiva. Per fortuna nella maggiorparte d’Italia si tramandano, fin dall’infanzia, documenti e testimonianze su uno dei periodi peggiori della storia d’Europa: la shoa. Il rispetto, la solidarietà, l’accoglienza sono valori non sempre innati e perciò da coltivare e curare fino a vedere le loro radici ramificarsi nelle nostre coscienze. Nel dopoguerra il popolo di Santa Maria al Bagno non ebbe bisogno di grandi lezioni per aprire le sue porte ai superstiti ebrei. Quattrocento matrimoni celebrati a fondere due culture religiose in un contesto sociale semplice come quello della frazione salentina, sono davvero significativi, così come lo sono le sinagoghe concesse dalla popolazione alla libertà di culto. L’apertura nasce dall’attitudine storica individuale e di un popolo ad aprirsi, a scambiarsi tradizioni e conoscenze, ed è questo che fa veramente cultura rendendo grande un uomo. Sarebbe interessante a questo punto stravolgere il messaggio insulso trasmesso dal viceministro del lavoro Martone: “Dobbiamo dire ai nostri cittadini dai dieci anni in su, che se non impari dagli altri, se non ami gli altri al pari di te stesso…SEI UNO SFIGATO!!”
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