C’è sempre un momento che corre più veloce delle nostre gambe. Ma non del nostro amore. C’è sempre un momento in cui rimpiangiamo di non esserci stati o di essere partiti. Ma non di essere vissuti.
Le due ore che ti separarono dall’ultimo addio a tuo padre, Alfredo, credo che tu le abbia recuperate ampiamente col tuo sentimento, col tuo pensiero, con questa splendida poesia, con la tua vita e perfino attraverso i lineamenti del tuo viso tanto simile al suo. ‘Corrispondenze di amorosi sensi’, ricordi che pompano sopravvivenza in presenze che ci salutano dall’altra sponda e ci accompagnano nella nostra. Siamo un castello fatto di avi, nonni, zie, madri, padri, tutti stretti stretti a rappresentare, in un unico corpo, migliaia di vite e di desideri passati e presenti. Guardo l’immagine di tuo padre tra i peschi, pelle abbronzata, fisico compatto e tocco delicato, da re. Quei frutti sono le sue creature, la ricompensa del suo sudore, il forte applauso del mondo al suo esistere. Nessuno potrà veramente morire di chi ha piantato la nostra vita, l’ha curata e un giorno ne ha raccolto il cuore: basta una sola lacrima a rinvigorire la spinosa e fiorita pianta della nostra memoria.
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