Bei ricordi di amicizia, musica e sere d’estate. La casa è sacra come ogni nota e verso che le si dedica. Alfredo e Giuseppe, due rami dello stesso ceppo, hanno aspettato ogni estate per rivedersi, a volte hanno cantato in piazza, altre provato accordi e musiche alla chitarra in via Padova, davanti all’uscio di Giuseppe. Mix di stelle, entusiasmo e melodia di corde.
Ma arriva sempre il momento in cui un uomo strappato alla sua terra sente il bisogno irresistibile di lasciare un segno del suo passaggio, della sua nostalgia, del suo amore di sposo prigioniero in luoghi dove il suo sentimento non è lo stesso, come non sono gli stessi il cielo, i profumi, il vento del mare. Giuseppe allora manda da Parigi a Collemeto la musica e Alfredo ne scrive il testo. Le scarpe dell’emigrante che rimangono sulla soglia di casa sono il pegno che quell’uomo lascia alla sua terra accettando il dolore di sassi pungenti in lande sconosciute nell’attesa trionfante di calcare la via del ritorno. Sogno perenne di ogni esule in terra straniera.
Il mio pensiero va alla felice conclusione dell’avventura di Giuseppe e Alfredo, oggi ricongiunti nel medesimo posto, se pur lontano dall’amato Salento. Dove ci sono gli affetti, c’è un pezzo di casa, si sa.
Il mio pensiero va anche a tutti quegli uomini e donne di buona volontà che nel lungo viaggio alla conquista di una vita migliore, mai più fecero ritorno nella loro terra: piedi condannati a rimanere nudi tra i cocci di cuori a metà e sogni infranti.
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