160 morti in tutto il Salento e ben 112 a Nardò. Probabilmente non perchè Nardò ne fosse l’epicentro – che forse era nelle “isole ionie” (Albania-Grecia) – ma per qualche caratteristica geomorfologica o dell’edificato della città neretina e mi pare di Francavilla. Se d’altrone ne fosse stato l’epicentro, il fatto che sia stato avvertito anche fuori regione, è coerente col quadro della devastazione ma sempre stranamente pochi morti e sopratutto dispersi. Il fatto che ci sia stato un contemporaneo maremoto spinge per l’epicentro in mare o sulle coste dell’Albania (che è fortemente sismica). Se i danni maggiori furono a Brindisi (onda diretta) l’onda sullo ionio dovrebbe essere un’onda di rimbalzo arrivata in qualche modo nel golfo di Taranto. Oppure se è vero il fatto che a Leuca l’onda arrivò molto in alto sul promontorio e a Brindisi il mare si ritirò (piuttosto che salire) è più facile pensare a un’onda proveniente da sud-ovest provocata da un epicentro più meridionale che orientale. In questo caso l’onda non poteva non esaurirsi (e fare danni) anche su Taranto che è sul mare molto bassa e la cosa lucana ancora più bassa. Il fatto che sia stato udito a Napoli e in calabria escluderebbe i movimenti di faglie locali preistoriche che interessano il Salento secondo la direzione delle note serre salentine. A scuola ci spiegavano che il Salento può avvertire i terremoti ma non generarli in quanto formato da un potente stock di calcari immerso tra due faglie attive continentali. Un bel lavoro per chi si occupa di terremoti storici.
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