Chi l’ha detto che uno spiritello non può far comodo? Si usava e si usa tutt’ora coltivare leggende e spargerne i semi al popolo per trarre potere dalla creduloneria dei semplici. Mentre i più capaci di mettere in moto il cervello, anche controcorrente, si dichiaravano indenni da ogni diavoleria amplificata dalla superstizione popolare, i più ingenui se ne lasciavano inevitabilmente irretire. Nunzio, data la sua età, è una figura mediana tra le due sponde: un adolescente che da anni si guadagna da vivere grazie all’intelligenza, l’orgoglio e la buona volontà, vuole farsi passare da adulto a tutti gli effetti e perciò privo delle debolezze un tempo imputabili solo a donne e a bambini, per non parlare poi di certi uomini. Ma il ragazzo non è ancora cosciente che la paura è parte integrante dell’animo umano e cade nell’inghippo grazie agli spettrali panni bianchi usati per copertura da Concetta Corciulo. Lungi dall’incarnare le sembianze te lu moniceddhu, la poveretta impersona invece la fame che non si arrende e che, non trovando di meglio, si riveste delle credenze popolari per sgraffignare qualcosa da mangiare senza pegno di pagamento. Come fare a mettere alla gogna la fantasia in un mondo in salita? E’ come tagliare le ali a gente costretta a vivere a carponi tra le olive da raccogliere, i campi da zappare e da seminare e le barche da riempire di pesce.
Lode alle splendide foto di questo racconto che immortalano le bellezze della nostra costa attraverso un bianco e nero che le sublima di luce.
Lode a Giorgio che le ha incastonate in una romantica storia che sa di semplicità, di parlato comune e di chiaro-scuri antichi.
La buona fantasia crea poesia e libertà, la paura buona genera coraggio ed eroi.
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