Dante non ha pensato al vuoto che avrebbe lasciato nel cuore di un amico. E’ un vuoto che non si può datare, così come molte delle sue poesie. Fin da ragazzi, Alfredo e Dante hanno seguito gli stessi percorsi con animo e traguardo diverso, con uguale passione e affetto.
Dante ama la vita a modo suo, vorrebbe amare la sua donna come lei desidera e aspetta che quel Dio, all’apparenza sordo, lo ami come lui crede sia giusto essere amati. Punto nevralgico dell’esistenza di questo poeta triste è proprio l’amore. Dante non riesce ad accettare che l’amore sia energia in movimento e in continua trasformazione, che niente possa racchiuderlo in schemi e attese. Così, tutto il sentimento che gli trabocca dal cuore, si trasforma in poesia, in estatica contemplazione della bellezza di un lago, dello sguardo amato, del vigore delle onde, del nitore di un cielo. L’amore negato diventa dolore cosciente, rifiuto e al tempo stesso legame con la vita, voragine silenziosa laddove “…esplodere l’improvviso pensiero in verità…” non gli fa più comprendere il senso della sua esistenza. Questa è la SUA verità, il segreto che non confiderà neanche ad Alfredo, suo più caro amico, e che pian piano lo porterà a naufragare. Si allontana da tutto Dante, guarda la mano tesa da Alfredo ma non ha la forza di aggrapparsene tanto il silenzio, il vuoto e la solitudine, suoi nuovi compagni di viaggio, lo trascinano con macabra lentezza su una strada senza ritorno.
E’ Alfredo a riportare in vita l’amico perduto ad ogni suo rispolverargli il cuore, quel cuore ‘malato’ fissato in qualche segno di stilografica su fogli sparsi acclamanti poesia.
Poesia si aggiunge a poesia e inizia il viaggio di due amici uniti per sempre in mondi di lotta e di resa fino all’incontro nella terra promessa, la sacra terra del perdono.
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