concordo con labravissima Raffaella e con il punto di vista di Oreste, che ci invita a riflettere su una realtà che sta alterando ogni giorno di più il paesaggio salentino.
Si continua ad insistere nell’obbrobrio, delimitando le proprietà private con sconcertant palizzate in cemento che sovrastano muri realizzati, quando va bene, con conci di tufo. E intanto i turisti si portano vie le pietre dei bellissimi muretti a secco delle nostre campagne, per deliziare i propri giardini o terrari. Ma la colpa non è del soggetto, che vuol caratterizzare la sua individualità con i mezzi più economici, quanto del politico, che deve vigilare sulla corretta applicazione delle norme paesaggistiche, a meno che si conoscano.
Hanno piantato in ogni luogo palme di ogni tipo e alberi che chissà da dove vengono, soppiantando i bellissimi fichidindia, ottimo deterrente per i maleintenzionati che vogliono invadere l’altrui proprietà. Alle siepi di mirto e di rosmarino o di pittosforo, un tempo vanto delle nonne, sono subentrate esotiche piante su cui non si posano neppure le farfalle.
Ha perfettamente ragione Oreste e vorremo quasi farne un manifesto di questo suo utile, seppur disperato, appello. Riscopriamo le piante locali, recuperiamo e restauriamo i muretti a secco, rinunciamo all’asfalto e al cemento nel cortile interno dell’abitazione di campagna…
Ma sono gli architetti e i paesaggisti a poterci dire di più. Noi li ospiteremo volentieri su questo spazio
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