Il problema del crocifisso nelle scuole è complesso perché in esso confluiscono più questioni (alcune di per sé, cioè isolatamente considerate, sono già complesse all’inverosimile!) che possiamo tentare di separare (benché nella realtà non sia un’operazione semplice e teoricamente sempre legittima).
La via più semplice (ma ve ne sono tante altre) per ordinare la questione in alcune coordinate onnicomprensive di fondo del problema mi pare quella dell’indagine dei significati del crocifisso stesso. Mi spiego. L’oggetto in questione è investito certamente di più significati, capisco che a un vero cristiano gli altri investimenti di significato possano sembrare secondari o addirittura irrilevanti, tuttavia non possiamo ignorarli senza perdere alcune dimensioni importanti della questione. Di tante dimensioni quelle prevalenti nel dibattito sul crocifisso nella scuola sono due: significato religioso del crocifisso, significato culturale-identitario. La questione del significato universale del crocifisso è invece riducibile alla prima, in quanto è sempre pretesa universalizzante di una determinata e specifica cultura religiosa (infatti anche altri ed alternativi simboli religiosi potrebbero aspirare, a buon diritto, alla stessa universalità).
A) La prima dimensione dunque è quella che vede nel crocifisso un simbolo religioso. Questa apre due opzioni operative da inquadrare nello sfondo di un presupposto che si assume come assioma storicamente fondato, la laicità dello Stato moderno:
1) Il crocifisso come simbolo religioso in una scuola pubblica statale e laica può anche starci, in nome del principio di libera espressione di ogni individuo che in tale istituzione opera e vive (qui è il confine tra laicismo e intolleranza laicista, quest’ultima infatti non concede questa espressione del sentire religioso personale), a condizione che si riconosca però la medesima dignità a tutti gli altri simboli mediante la possibilità della presenza. Questo è un principio indiscutibile, a meno che non si voglia rifiutare l’idea stessa di uno Stato – e dunque di un’agenzia formativa apposita – laico e pluralista (tanto più in un contesto globalizzato e multiculturale). Tale principio vale anche come indicazione sull’insegnamento della religione che andrebbe mutato da religione cattolica a storia e fondamenti delle religioni;
2) Il crocifisso come simbolo religioso va tolto dalle scuole pubbliche statali e laiche in nome della stessa natura pluralista dell’istituzione scolastica, luogo essenzialmente deputato alla formazione, attraverso un dialogo accomunante che privilegi il confronto paritario sulle differenze, processo questo che fa di individui diversi per provenienza socio-economico-culturale, religiosa ed etnica una realtà unica: la cittadinanza italiana. In tal senso tutti i simboli religiosi, intesi qui come simboli di appartenenza ad una specifica comunità religiosa, vanno tolti, in quanto al loro valore di appartenenza a realtà diverse va sostituito il valore privilegiato di appartenenza ad una realtà accomunante: la repubblica italiana.
B) La seconda dimensione è quella che vede nel crocifisso un simbolo identitario-culturale. Questa dimensione, perché sia data, implica anzitutto che il cristianesimo venga riconosciuto come IL vettore fondamentale e prevalente della formazione dell’identità europea o almeno come UN vettore. Come sapete questi presupposti sono spesso negati (almeno il primo): pensate al contorto dibattito sulla matrice cristiana dell’Europa. Non divaghiamo su questo punto e diamo per assodato qui che il cristianesimo sia UNA delle matrici dell’identità europea, limitandoci al più ad osservare che negare anche questo è a nostro avviso un’assurdità che una conoscenza anche soltanto minimale di qualunque ambito della storia della civiltà occidentale può dimostrare: la stessa parola laicità è sorta nel contesto religioso cristiano! Diamolo però qui per assodato e basta (possiamo discuterne altrove volendo) e vediamo piuttosto le opzioni operative che la dimensione trattata qui (crocifisso in quanto simbolo culturale) apre.
1) In quanto simbolo identitario, culturale, tradizionale ecc. la presenza del crocifisso in aula ha una profonda ragione d’essere solo a due condizioni: x) il cristianesimo è il vettore principale e più caratteristico lungo il quale si è costituita l’identità europea; y) crediamo necessario perseguire un modello di integrazione assimilazionista, in ragione del quale reputiamo che chiunque si formi nella scuola occidentale debba aderire ad un modello culturale definito dal contesto in cui l’individuo si trova a vivere e dal crocifisso semplicemente evocato simbolicamente, crocifisso inteso dunque come richiamo dell’identità da formare nel discente e non come elemento simbolico di una fede determinata cui conquistarlo;
2) In quanto simbolo identitario, culturale, tradizionale ecc. la presenza del crocifisso in aula non ha ragion d’essere sulla base del fatto che il simbolo non può assurgere a questa funzione. L’identità europea è da questo punto di vista frutto di una convergenza plurisecolare di più vettori (cultura greco-latina, germanesimo ecc.) che, al pari del vettore giudaico-cristiano (almeno nel caso della cultura classica), hanno contribuito all’emergenza di una formazione identitaria complessa per definizione che chiamiamo identità europea. Cosa ancora più importante, la presenza di un richiamo simbolico ad una specifica identità sarebbe il paradossale tradimento della stessa identità che si vorrebbe con esso simbolizzare in quanto la particolarità distintiva della cultura occidentale, nata proprio come intreccio di più voci, è il confronto stesso con l’altro, con il diverso. Frutti preziosi di tale identità occidentale (meticcia per definizione, greco-giudaica-cristiana ecc) sono principi come la laicità, la libertà individuale, la persona come portatrice di diritti inalienabili, la democrazia come contesto di incarnazione fondativa del dialogo, del confronto su un piano paritario e mai impositivo cui non ci si può richiamare con un simbolo determinato che, per definizione, indica un modo d’essere culturale predefinito che sottovaluta tale complessità di fondo dell’essere occidentale.
La mia conclusione all’annosa questione si fonda su quanto sento più vicino al mio sentire personale in riferimento allo spazio del problema che appare da come l’ho riassunto in quelle coordinate, ossia credo sia opportuno privilegiare il significato culturale-identitario del crocifisso (dimensione B), e credo il punto 2 l’opzione operativa più adeguata.
La possibilità di porsi di fronte a un problema come questo, di avvertire una tale questione come un problema da affrontare, si fonda sulla tendenza al confronto con il diverso che è il nostro stesso DNA, la nostra stessa ragion d’essere ciò che siamo, la nostra stessa identità, la bellezza, l’orgoglio, e la fragilità al contempo, dell’essere europei ed occidentali. La nostra fragilità è precisamente la nostra forza. Io toglierei i crocifissi dalla scuola, e nel far questo non vorrei farlo come atto di offesa al cristianesimo, ma farei un gesto che è gloria tanto del cristianesimo quanto della classicità e dell’umanesimo che sono in noi, lo farei, in una parola, in quanto orgogliosamente occidentale!