Volteggi che appaiaono quelli delle foglie d’autunno sotto una raffica di vento. Ma il vento della taranta è un fiato caldo di passioni e non un gelido soffio mosso solo dalla rappresentazione scenica.
Alfredo Romano ce lo spiega con pazienza e chiarezza, ci ricorda le origini di quella tarantella che noi salentini amiamo spassionatamente, segno evidente delle nostre tradizioni. Infatti questo ballo è la festa del popolo, la mescola bizzarra di riti pagani e fede cattolica. Durante l’esibizione della (s)fortunata tarantata si assiste all’esorcizzazione di divieti e regole, quelle in cui le donne, soprattutto giovani, dovevano a forza occupare atteggiamenti e spazi circoscritti a quello che gli altri richiedevano loro: pudicizia estrema e timor di Dio.
Ma una donna è fuoco, è anima che sveglia il mondo, è volo e desiderio, bellezza scandita dalla passione. Splendida allora l’immagine delle tarantate che si esibiscono nella loro più ancestrale corporalità e poi si sottopongono alla terapia della musica e dell’intercessione di San Paolo, loro benevolo protettore.
Quando la poesia trova forme espressive meravigliose e inaspettate.
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