Quello che è stato chiaro solo nelle proiezioni utopiche di una società perfetta, è la collaborazione tra le classi sociali al fine di una realtà armonica, giusta e produttiva. L’intelligenza e la socialità naturale dei singoli potrebbero realizzare tutto questo sebbene il solo pensarci provocherebbe in non pochi un’incredula alzata di spalle. Prima di tutto dovrebbe esserci una politica estranea al classismo, al razzismo e al sessismo, come giustamente ricorda Silvana, e questo già suona come il primo grosso ostacolo.
Stefano ha sollevato a 360 gradi l’attenzione sul nocciolo della questione ‘Crisi’: crisi d’identità, crisi morale, crisi nel mondo del lavoro e nei governi dei popoli. Gli imprenditori sono la potenza e gli operai la potenzialità, il loro insieme al positivo e sempre nel rispetto reciproco, rappresenta una forza inespugnabile prodiga di benessere e di civiltà.
Infelici certe punte del pensiero comunista: gli uomini son tutti uguali, è vero, ma solo davanti a Dio e a quella che dovrebbe essere la Giustizia terrena perchè gli uomini invece sono tutti diversi e laddove non eccelle l’uno lo fa l’altro, e laddove ristagna l’oscurità ognuno fa luce come meglio sa e può fino a creare il giorno.
Il nostro rispetto e il nostro ricordo, caro Stefano, vada sempre a tutti coloro che si sono rimboccate le maniche per il bene collettivo e che sono stati strozzati invece dal buio degli avidi: quelli sì che son tutti uguali.
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