Illuminante esempio di quanto gli antenati fossero produttivi, creativi, lungimiranti e di quanto invece noi, popolo del ventunesimo secolo, piuttosto che creare progresso nel rispetto dell’ambiente che ci circonda, riusciamo solo a contrapporcene con trovate tecnologiche e infrastrutturali a dir poco ‘violente’. Ben vengano l’energia alternativa, le strade a scorrimento veloce, i ristoranti e le Spa, ma con metodi di costruzione meno cruenti possibili nel rispetto della nostra identità storica e paesaggistica e, lasciatemolo dire, anche di un reale fine di utilità collettiva. Nell’età messapica si era costruita la splendida cisterna qui descritta da Marco, oggi invece, nell’età ‘dello scempio’ non solo la si lascia cadere sotto le sferzate dell’incuria, ma niente di più facile che le si costruisca accanto una discarica o un campo fotovoltaico fuori norma capace di avvelenare perfino il ricordo di quell’acqua che, un tempo protetta all’ombra degli imponenti monoliti, ora ci guarda attonita chiedendosi cosa intendiamo noi per la parola ‘VITA’.
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