Itinerari olfattivi che guidano i bimbi ai piaceri del palato, gli adulti ai ricordi, i nostalgici al rimpianto della semplicità. Non ho memoria di questi bei giochi descritti da Franco, ma gli assicuro che oggi pochi di noi, conterranei con coscienza, riuscirebbero a resistere davanti a quelle invitanti pozzanghere di acqua piovana immaginandole oceani. E’ così che riusciremmo a toglierci di dosso il fango della fretta, il sale dei viaggi esotici, la noia dell’incapacità del contatto, le catene dell’elettronica, la crudeltà degli slow food e la trappola dei fast food. Un ‘cuturùsciu’ come premio, come carezza d’incoraggiamento a riassaporare l’essenza delle cose, quella che è sempre buona e che non scade mai.
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