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Channel: Commenti per Spigolature Salentine
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Commenti su Un messaggio ai popoli in lotta al di là del mare di mariannahowaidy

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Do mila fili se li mbrigghi faci lu nzartu
(Mgliaia di fili intrecciati fanno una fune)

È proprio così. È esattamente così. I milioni di arabi che hanno lottato e continuano a lottare per la libertà, per migliorare i loro Paesi, sono fragili come fili, “ca se pigghi cu faci peccussine l’ha spezzati”; ma loro forza è stata proprio quella di intrecciarsi in un unico essere, “tutti de nu sentimentu”.
Sono le quattro del mattino e mi ero addormentata davanti alla tv. Sono stata svegliata dal pianto di una bambina. È una bambina yemenita piccolissima, avrà appena tre anni. Parla ai microfoni di Al Jazeera. Ha dipinti sul volto i colori della bandiera, rosso, bianco e nero, colori comuni a molte bandiere arabe. Ha gli occhi di fuori, un’espressione che è un misto di rabbia, sgomento e patriottismo, un patriottismo lampante che mai ci si potrebbe immaginare di vedere negli occhi nerissimi di una bambina di tre anni. “Vai via! Vai via!” grida lo slogan della rivoluzione yemenita, lo stesso di quella tunisina, egiziana, libica, siriana, bahreinita… Vai via Aly Abdallah Saleh, “hai ucciso papà”. La rabbia, lo sgomento e il patriottismo vengono cacciati via dalla disperazione e dal pianto e la bambina cade tra le braccia della madre.
Sarà che io ci sono finita molto vicina, più di quanto non immaginassi; che fra due anni sarò ufficialmente “araba” anch’io – inshallah – ma non riesco più a dormire dopo aver visto quella bambina.
Penso a Maan, il mio ex-coinquilino siriano con cui ho condiviso un appartamento al Cairo per più di due anni. Penso che non vede sua madre da 23 anni, che non vede la Siria da 23 anni perchè a diciassette anni si è beccato una condanna a 15 anni di prigione per avere espresso il suo dissenso politico a parole. Solo parole. Maan non ha picchiato nessuno. Non ha fatto male a nessuno, Maan, come si dice, “non farebbe male a una mosca”. Non può tornare in Siria perchè lì prigione significa morte, tortura.
Passa anche lui le notti in bianco a seguire quello che succede in Siria, nella speranza che anche lì si formi “nu nzartu” e tiri via il dittatore Assad.
Penso a Sally Magdy Zahran. L’ho vista l’ultima volta alla segreteria dell’Università Americana del Cairo dove seguiva dei corsi anche lei. L’ho salutata da lontano, non eravamo molto amiche. Aveva qualche anno meno di me.
Non avrei mai potuto immaginare che da lì a pochi mesi avrei visto in televisione la sua foto formato gigante a Midan Tahrir (Piazza della Liberazione) insieme alle altre foto dei martiri della Rivoluzione del 25 Gennaio. Chissà se se lo sentiva quando scendeva in piazza che sarebbe toccato a lei. Se avesse saputo che sarebbe morta martire, cosa avrebbe fatto?
Hanno raccontato sui giornali che era scesa per protestare insieme ai suoi compaesani nella città di Sohag (Alto Egitto). Il primo giorno era tornata a casa tutta bagnata e mezza accecata per i getti d’acqua e i lacrimogeni con cui la polizia aveva risposto agli slogan. La seconda volta era tornata a casa mezza tramortita per un colpo di bastone che aveva ricevuto da uno dei teppisti pagati dal governo egiziano per scagliarsi contro i manifestanti. La madre l’ha chiusa in camera a chiave. Si è messa a urlare dicendo che doveva scendere a difendere il suo Paese, che se sua madre non le avesse aperto la porta si sarebbe buttata dalla finestra per tornare a manifestare. Poi si è accasciata al suolo. L’emorragia cerebrale causata dal colpo l’aveva uccisa.
Penso all’Italia, all’unità d’Italia al nostro Risorgimento che ci ha tramandato molti dei valori per cui oggi si battono gli arabi. Sono contenta di vedere come il loro esempio ci abbia scosso le coscienze e ci abbia portato se non altro a pensare che se loro ce l’hanno fatta a mandare via dittatori eterni, allora forse anche noi se scendessimo tutti in piazza potremmo mandare via Silvio…
Penso all’occasione unica che abbiamo per redimerci da qualla colpa storica che è stata la colonizzazione della Libia. I lampedusani dovrebbero essere orgogliosi e onorati di poter essere in prima linea a porgere il loro aiuto e il loro contributo alle rivoluzioni arabe. Non importa se sono libici o tunisini o egiziani quelli che arrivano sulle coste siciliane. Sono tutti parte di quella stessa “Umma” araba, se ne aiuti uno, hai aiutato tutti gli altri.

Questo è il video della canzone “La Voce della Libertà” sulla Rivoluzione Egiziana del 25 Gennaio. I musicisti sono scesi in Piazza Tahrir al Cairo a filmare il video clip durante la Rivoluzione. Quelle che si vedono nel video sono scene autentiche.
Parte del testo:

(…) Ci siamo fatti sentire da chi non ci ascoltava,
Abbiamo abbattuto tutti gli impedimenti
La nostra arma erano i nostri sogni.
Il domani è chiaro davanti a noi,
lo aspettavamo da tanto tempo;
cercavamo e non trovavamo il nostro posto
In tutte le strade del mio Paese
La voce della libertà chiama.
Abbiamo alzato gli occhi al cielo,
la fame non ci importava più,
la cosa più importante erano i nostri diritti,
scrivere la nostra storia col sangue (…)


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