Tutte le etichette alternative ed eufemistiche che abbiamo inventato (“non vedente”, “diversamente abile”, etc, etc…) rappresentano solo la prova eclatante della miseria della nostra “normalità”, perché non hanno certo migliorato le condizioni di vita di chi è stato ed è meno fortunato di noi ma son servite solo in modo schifosamente pietistico e buonista a metterci in pace la coscienza. Sono convinto, al contrario, che chi professionalmente (e non solo…) si prende cura di loro debba fare ricorso alle conoscenze indotte, almeno si spera, dallo studio ma, forse in modo preponderante, al meglio della sua umanità: un sorriso, una carezza, uno sguardo di complice intesa, al limite un rimprovero, valgono più di qualsiasi medicina ed il minimo riscontro dell’esattezza delle nostre intuizioni del cuore, in questa come in altre professioni, è più gratificante di qualsiasi avanzamento in carriera con connesso aumento di stipendio. Un cerebroleso resta tale comunque lo si chiami, a un cieco non importa minimamente essere chiamato non vedente, e così via; perciò, paradossalmente, non mi pare, per quanto ho appena finito di dire, offensivo per questi poveri Cristi se utilizzo questa parola, che pure esiste, per stigmatizzare, in persone cosiddette normali (oggi i cacciatori e non solo di uccelli, domani, in un barlume di lucidità, me stesso), certi comportamenti che altri meno fortunati di loro non assumerebbero (e non sempre perché non ne avrebbero l’abilità…). Certo, non appena l’onestà avrà fatto il suo ingresso nelle stanze del potere, sarò felicissimo di sostituire “cerebroleso “ (o, se preferisce, “scemo”, “idiota”, “cretino”, “imbecille”, “deficiente” e simili) con qualche altra voce da scegliere in una vasta gamma di titoli, più o meno rappresentativi, di fronte ai quali oggi quasi tutti (certamente io no) si scappellano… (vuoi vedere che ora il “populista” si fonde e si confonde col “qualunquista”?) perché “ladro”, questa è l’amara realtà, oggi e più rispettabile e dignitoso di “cerebroleso”.
La contrapposizione tra il nobile, perseverante ed eroico cacciatore (dotato di fucile con puntatore laser, servogrilletto e pure ammortizzatore del rinculo; pare, però, che in qualche magazzino militare sia stato scoperto il furto di un numero considerevole di sensori antiuomo da parte di alcune aquile che poi li avrebbero ceduti ad altri uccelli in cambio di informazioni sulla dislocazione di alcune conigliere…meno male, perché, così, almeno si ristabilisce una certa parità) e il macellaio sanguinario “avido di profitto” rappresenta un’altra clamorosa contraddizione (e sono due…), perché mi si dovrebbe spiegare cosa ci sia di nobile nel conservare, coltivare, e magari tramandare ai propri figli “un’eredità derivante dall’atavica lotta per la sopravvivenza delle specie”, confondendo ciò che in un passato antico di milioni di anni fu una necessità con quello che oggi è pura, non so quanto inconsapevole, perversione.
Ogni opinione è certamente rispettabile, fino a che non cade in contraddizione, pur conservando, questo è fatale, un pizzico di verità, perché, fortunatamente, nessuno possiede quest’ultima integralmente; l’opinione contraddittoria, però, perde fatalmente in credibilità ed autorevolezza, anche se ogni genitore non rinuncia mai, nonostante tutto, all’amore per il proprio figlio.
Non starò a far perdere o a perdere ulteriore tempo per fare distinzioni, più o meno sottili (peraltro da lei avviate e poi bruscamente interrotte per riservarmi , pur in modo indiretto con l’utilizzo di “se qualcuno”, stessa tecnica usata all’inizio per esibirsi in quel, è una fissa!, “populisti senza scrupolo”, una patente di pretesa, da parte mia, appartenenza ad una razza superiore) tra specie fortunatamente sopravvissute e libere (per quanto?), addomesticate e allevate né per rispondere ad una sua eventuale domanda circa le mie possibili abitudini vegetariane, pure alle quali per estrema coerenza dovrei rinunciare (anche una rapa non selvatica è vita, e soffre quando l’immondo ortolano che pensa solo al profitto le tronca la testa…), nutrendomi solo di pietre.