LE PERE “PITRUCINE” IN UN OMAGGIO
ALLA MIA GIULIETTA
Con te
erano divenuti tutti
grandi personaggi,
le piante, i frutti
e le erbe di campagna.
In gran parte
erano ospiti
della tua cucina,
ospiti d’onore
degni del massimo rispetto.
Tra i frutti,
più degli altri
trattati regalmente,
primeggiavano
li pire piticìne,
le più adatte – dicevi -,
le uniche
per fare bene-bene
la perata.
Razza rara
- tant’è che ne avevamo
solo due alberi alla “Corte” –,
queste pere
venivano dette pure “pitrucìne”,
favoleggiate oltretutto
perché raccolte,
nella gioia di un rito,
il giorno di san Pietro..
Oltre a regalarne
caniscie e ccaniscie
a due conventi
ne trasformavi un quintale
in marmellata,
ottima – ribattevi –
per gli strudel, i panzerotti
e le crostate,
ma insostituibile
nel composto della faldacchiera
con la quale farcivi
gli agnellini e i pesci
che a Pasqua e a Natale
artisticamente modellavi
con la pasta di mandorle
dalle tue stesse mani
lavorata.