Al di là della scontata, perché nota, acribia dell’antropologa mi preme sottolineare la preziosità del testo manoscritto citato e in parte riprodotto, che fa parte di un filone che tra i secoli XVI e XVIII ebbe grande fortuna, anche editoriale, come dimostra il titolo, uno dei tantissimi tra i coevi del nostro, che riporto: Gallipidio Tallieri, Nuovo plico d’ogni sorta di tinture, arricchito di rari e bellissimi segreti per colorire animali, vegetali e minerali, Venezia, 1791. Gli inventari librari, poi, dei monasteri grondano, com’era naturale attendersi, di titoli siffatti. In generale, sui libri di segreti è utile la lettura del saggio di W. Eamon, Science and the Secrets of Nature. Books of Secrets in Medieval and Early Moern Culture, U. P., Princeton, 1994. Sarebbe bello se questo patrimonio (anche di conoscenze) venisse riportato alla luce e rivalutato, anche perché, tra l’altro, potrebbe fungere da degno contraltare al proliferare (grazie alla disperazione dello sfortunato di turno, ma anche all’inerzia del legislatore e di chi dovrebbe controllare e applicare la legge) di maghi e fattucchiere.
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