Caro Paolo, nel permettermi di farti notare che proprio oggi è uscito sul blog “ARTHAS”: IL RITORNO, constato con piacere che abbiamo la stessa visione delle cose, anche se mi pare spropositato da parte tua definire “saggio” due o tre mie osservazioni che per un decente, anche se non docente, conoscitore o semplice appassionato della materia dovrebbero essere banali.
Sembrerebbe, invece, saggio il tuo suggerimento di chiamare il professore Fernando Sammarco ad un confronto pubblico, se non fosse che la chiamata, anzi le chiamate ad un confronto che più pubblico non si può (quello in rete) da parte mia ci sono state. Io ho semplicemente sfruttato lo stesso formidabile strumento che per fini pubblicitari hanno usato il professore e il suo entourage.
Possibile che nessuno di loro in più di un mese abbia digitato “Arthas”?…
Lascio perciò a te, se ne hai voglia, il compito di contattarlo e l’invito a rispondere (in rete!, non ho tempo da sprecare in dibattiti, conferenze e simili). Se non ci sarà, comunque, un seguito, sarò autorizzato a ritenere che il professore sia uno dei tanti protagonisti di quel nefasto sottobosco “culturale” che così bene hai dipinto nella parte conclusiva della tua replica; il che non significa che io mi sarò liberato da smanie di elitarismo e di possesso della verità, perché non ne sono mai stato prigioniero, tant’è che i miei avverbi preferiti sono “forse” e “probabilmente”; ed ogni mia affermazione è meditata e documentata (il che, tuttavia, in generale non significa che è verità) e, soprattutto, in buona fede.