Quelli sulla nave dei folli
Vittorio Arrigoni. Enzo Baldoni. Loro, anche loro sulla “nave dei folli”. Chi è un pacifista nel mondo delle guerre, della violenza, dei terrorismi? Chi se non un folle utopista fuori dal mondo della globalizzazione, del “buon senso”, dell’etica dell’esportazione di democrazia? Un altro caduto nel campo dell’arte. Aquiloni, come quelli afghani, che volano alti nel cielo, colorati, gioiosi. Eppure arrivano integralisti truculenti e fieri e li vietano. Esplode una bomba in una discoteca. “Canta Marika canta…” . Si vestono di esplosivo e vanno, per immolarsi sull’altare della liberazione. Missili, altri missili su Gaza. E ancora missili in Libia. Arrigoni che parlava di Palestina, trucidato da chi parla di Palestina. Dov’è finito il senso delle cose? Gino Strada che parla di pace e loro, i politici politicanti che lo guardano con malcelato disprezzo. “Perché mai parlarci di pace…” Cantava una volta Ivan Della Mea. Già, sembra inutile parlarne, sembra blasfemo il solo nominarla. Non si preoccupi chi legge, non starò a fare l’esame del DNA alle guerre per capire i torti e le ragioni. Una bomba che ammazza ragazzi in una discoteca è infame quanto i missili che colpiscono una scuola dall’altra parte, dalla parte dei “nemici”. Qualcosa manca, troppe cose mancano in questo modo di concepire la vita e la morte. I morti diventano numeri. “Perché mai parlarci di pace…”, perché le bandiere multicolori, perché la difesa dei diritti elementari? Se sono elementari non sono scontati? Già li sento quelli che hanno la verità in tasca: “bisogna schierarsi…”. Va bene, mi schiero: Sto con le persone di Palestina, sto con le persone di Israele, sto con le persone Afghane, sto con le persone sui barconi. “Eccolo qui il qualunquista, non prende posizione…”. Ascoltavo un notiziario, un simil giornalista diceva che “sono stati i palestinesi”. Da qui parte l’equivoco. Lanceremmo strali se qualcuno osasse dire “ad ammazzare Moro sono stati gli italiani…” con buona ragione le lanceremmo. Quando le responsabilità di un gruppo, di un singolo, ricadono sulla popolazione intera, nascono le guerre. Tutti contro tutti. E’ nei più criminali fondamentali del razzismo, del qualunquismo, del populismo. Quando un ministro addita gli immigrati tutti per un crimine, lancia un preciso segnale: “loro sono il pericolo”.
Non sto con chi indossa tute mimetiche e vuole bombardare tutti quanti. Una persona morta è solo quello, nulla più. Non è neppure più un nemico. Ah la saggezza popolare “Riposi in pace, parlandone da vivo però era un cretino…” Ora non lo è più.
La nave dei folli prosegue la sua navigazione, a vista, sempre più. E la nebbia non dirada. Intanto aspettiamo fiduciosi un aereo di Stato che “in nome del popolo italiano” riporti qui la bara con dentro il folle utopista Vittorio Arrigoni.