Ho osservato con attenzione le opere qui illustrate del Ferri, corpi plastici ebbri di luce calati in una situazione “mitica” senza tempo, una sorta di cuscino temporale in cui tutto è già stato detto, tutto si è già svolto. L’immutato storico ”classico”, capace di non esaurire il suo dialogo per quanto anacronistico .E questo è senz’altro il nocciolo distintivo di quest’opere, insieme alla patinata e raffinata espressività tecnica, che si ascrive in quel filone artistico di “Arte Colta”o “Citazionistica” con dettagli pittorici di forte iperrealismo. Ma in un universo di poliglottismi culturali, quali quelli che viviamo, quest’arte fu a lungo stigmatizzata dai critici come“immagine morta produttrice di irrealtà”, oggi rivive e si riscrive alla stregua delle altre, come arte di protesta, in quell’ampio panorama che fu il Postmodernismo degli anni ottanta. Roberto Ferri, con la sua arte suadente esplodente di energia plastica, ne è senz’altro un ottimo e valido esempio. Figlio e orgoglio di questa fertile terra.
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