qualche anno prima rispetto a quanto accadeva a Lecce e che tu ci riporti, anche a Nardò avvenne uno scempio del genere e, guarda caso, proprio con un convento dei Riformati.
Il convento dei frati Minori di Sant’Antonio da Padova per le sue speciali benemerenze, specie nella diffusione della cultura, mediante la ricchissima e pregevole biblioteca, fu risparmiato dalla soppressione Napoleonica e continuò a sussistere fino all’unificazione d’Italia. Soppresso nel 1866, continuò a sopravvivere mediante la permanenza di padre Bonaventura da Martina, in qualità di guardiano, ma specialmente quale bibliotecario, per dare agio agli studenti di usufruire della grande biblioteca, che contava duemilanovantotto volumi. Con la morte di quel frate il convento fu chiuso definitivamente. Una buona parte dei libri della biblioteca, dopo essere rimasti in abbandono per più anni, furono ritirati dal Comune e concessi alla biblioteca “Vergari”, dove si conservano tuttora.
Il giardino dei frati negli anni 60 venne completamento distrutto, compreso il muro di cinta che lo delimitava, cui si accedeva attraverso un artistico portale che sopravvive ancora in qualche foto di privati. Il convento, che aveva ospitato sino a qualche anno prima il civico ospedale, era stato già demolito per una buona metà quando intervennero “le Belle Arti” (come allora si indicavano) e bloccarono il tutto. Si salvò solo il chiostro, tuttora visibile, un salone adiacente e alcune cellette del piano superiore. Non si intervenne a demolire anche la bellissima chiesa solo perchè il rettore di allora pare ci tenesse a celebrare e, forse, per le pressioni della confraternita. Una ferita nel cuore cittadino che resta ancora aperta e che i neritini non dimenticano. Continuo a chiedermi come sia stato possibile assistere inermi di fronte alla barbarie della modernità che allora si invocava a tutti i costi. Mi consola solo il fatto che io avessi pochi anni d’età …
↧
Commenti su Lecce. Trasformazioni e ampliamenti del convento di Santa Maria del Tempio di Redazione
↧