Duro il lavoro del “formatore” in tempi di globalizzazione, di rarefazione degli ideali, della politica senza etica. Che dire ai ragazzi che si diplomano? Due figli, una all’università, l’altro diplomato proprio martedi scorso con il massimo. Dovrei esserne felice… Dovrei. Invece vengono scagliati entrambi nel mondo dell’assurdo, dove la precarietà è norma. Eppure… Eppure bisogna lottare. Capanna e le sue analisi, Marco Revelli e le sue parole che ascolto ogni tanto in qualche TV. Però se ascolti le notizie altre, quelle correnti e comuni, ti viene di istinto dire “ma chi me lo fa fare di ascoltare questi utopisti? La realtà è altra, diversa”. Però mi ritrovo a scrivere di pacifismo in un mondo di guerre, di lavoro in un mondo di precarietà, di dignità in un mondo di crollo dell’etica. QUella che troppi spacciano come come la vera novità: la caduta delle ideologie, ha creato mostri. Eppure occorre lottare e tentare di capire. Senza studiare e porsi domande il mondo non lo cambia nessuno. Non sono insegnante, conosco moltissimi insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, dalle materne all’università. Parli degli occhi dei ragazzi, ti dico degli occhi dei miei amici seduti in cattedra? Sono stanchi, disillusi. Apparteniamo ad una generazione che ha tentato di spaccare il mondo e ci si ritrova così, senza un furuto. Però occorre lottare ancora, ogni tanto, e neppure per gioco, mi dico che questo mondo possiamo cambiarlo. Il PIL che governa le cose. La fame, la miseria, la precarietà sono solo piccoli incidenti di percorso nel cammino del PIL. LA vita della maggioranza della popolazione mondiale è un incidente di percorso? Qualcosa non funziona. Però, in fondo, ben vengano i magici pifferai di donna utopia.
↧