Non sono d’accordo, caro Pino, su diversi punti. Non sono d’accordo nelle responsabilità a mio avviso esorbitanti che attribuisci alla Tv commerciale nel generare certi fenomeni, i quali si fondano su ciò che siamo (nel bene e nel male): è la società a dare contenuto alla forma della tv, non viceversa, sebbene le caratteristiche di un media possono amplificare, assecondare, privilegiare solo determinati aspetti (già di per sé degeneri) di ogni società. Non credo, e non ci credono gli studiosi più attenti, al potere occulto di certi media, credo all’occulto potere della società che dei media si serve semmai. Quanto a Benigni, il grande Benigni, bene che ci sia questo immenso uomo, ma, si badi, egli può dare tutte le lezioni che vuole, ma non ne farei il modello, l’eroe che può dare lezione alla scuola, la vera agenzia deputata alle formazione della coscienza. I nostri figli guardano Benigni un’ora all’anno, a Sanremo, ora che ci costa anche un bel po’ come è noto (ma non mi interessano queste polemiche, sia chiaro), mentre molte di più ne trascorrono con i malpagati e vituperati insegnanti, quei precari che per una manciata di centesimi di euro all’ora (l’ora che a Benigni viene pagata qualcosa come 250000 euro), fanno ogni giorno, senza una platea che regala applausi, molto di più di ciò che ben retribuiti ipoteteci eroi fanno a fronte di sonante moneta e successo. Gli eroi sono questi (reali, nella società!), non li vede nessuno, e non ne parla nessuno, non vanno a Sanremo, non se ne cura nessuno, se non per dire che meritano una lezione da questo o quell’eroe (mediatico, questo si!) nazionale! Fottuta patria!
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