Tra Cinque e Settecento il reimpiego di frammenti antichi all’interno di molti giardini pugliesi si configura essenzialmente come collezionismo antiquario: emblematiche a Lecce la residenza di Vittorio de’ Prioli e quella della famiglia Morisco.
Nel corso dell’Ottocento la pratica diviene recupero di elementi architettonici e decorativi di epoca barocca, a seguito della pesante svalutazione ottocentesca nei confronti dell’architettura salentina del XVII-XVIII secolo. È quanto accade nel 1820 nell’Orto Botanico di Lecce, ma anche in diverse ville del territorio salentino, all’interno delle quali l’inserimento di frammenti barocchi rientra in una consuetudine che va consolidandosi nel corso del Novecento.
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