A mio parere qualsiasi dato, qualsiasi fonte, qualsiasi documento deve essere vagliato con occhio critico.
1) Descrivere un sud ricco, felice, gaudente è quanto di meno provabile dal punto di vista storiografico. Il benessere di una popolazione non si misura col PIL. Se prendi come esempio contemporaneo gli stati arabi o altri produttori di petrolio, troverai un prodotto nazionale estremamente elevato, ma concentrato nelle mani di pochi…non sono gli stati ad essere ricchi, ma solo poche persone. Nel regno di Borbone si scontravano grandi ricchezze con povertà estreme.
2)L’emigrazione è un fenomeno troppo complesso per legarlo alla sola unificazione. Per oltre 50-60 anni dall’Unificazione, le zone più arretrate, come ad esempio il Salento, non riuscirono ad inserirsi nei canali migratori. Cosa indica ciò? Indica che alla base dell’emigrazione devono esistere una spinta demografica, un base economica per intraprendere il viaggio, la nascita di legami parentali tra la madrepatria e le nazioni di destinazione, etc. etc..
3) Nessuno nega l’esistenza di industrie e nuclei di agricoltura moderna nel sud preunitario. Ma ancora una volta è necessario contestualizzare. L’agricoltura era basata sul latifondo: non si spiegherebbe altrimenti la fame di terra dei contadini meridionali, le proteste, le occupazioni che verranno nei decenni successivi. L’industria, molto spesso, si reggeva su uno sfruttamento disumano della manodopera (si veda l’industria dello zolfo in sicilia), etc.
La mia non è una difesa dello stato sabaudo che, ribadisco, ha spesso considerato il sud una terra barbara, da dominare, più che da governare.
Tuttavia al posto di un meridionalismo nostalgico di un Regno per nulla liberale e attento alle masse (non bisogna scambiare le donazioni, la filantropia per politiche sociali) preferisco un meridionalismo “scientifico”, critico, non partigiano. Penso quindi agli scritti di Villari, De Viti De Marco, Nitti, etc. etc.
P.S. Non credo che i visi dei re siano una buona argomentazione: personalmente trovo altrettanto grotteschi i nasoni borboni e i baffoni sabaudi