In greco esiste anzitutto oros=monte, altura, il cui plurale Órea risulta usato come personificazione (Le Montagne, figlie di Gea) nella Teogonia (129) di Esiodo. Tuttavia l’ipotesi di passaggio Órea>Urìa mi appare ostacolato dal cambiamento dell’accento; anche immaginando un intermediario latino questo sarebbe dovuto essere Ùria, dal momento che la e del greco Órea è breve; azzardato mi pare pure supporre che lo spostamento dell’accento sia dovuto alla deglutinazione (l’Órea> lu Rìa; il passaggio dall’originario plurale greco al singolare non porrebbe problemi perché Órea può essere considerato un neutro collettivo).
Derivati di oros sono, sempre in greco, il sostantivo òrion (=limite, confine, baluardo) e l’aggettivo òrios/orìa/òrion=relativo al confine; in particolare, di quest’ultimo il femminile (orìa) risolve il problema dell’accento prima evidenziato; ma lo risolve anche il femminile dell’altro aggettivo òreios/orèia/òreion=relativo alla montagna. Tuttavia questi due aggettivi, se risolvono il problema dell’accento, fanno risorgere quello del genere, anche se si potrebbe ipotizzare una confusione (tutt’altro che improbabile visto che la radice è unica) tra orìa e òria (plurale di òrion sostantivo ma anche del neutro di òrios/orìa/òrion).
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