Ognuno faccia la sua parte, ovviamente, però temo ci siano interpretazioni diverse del concetto di democrazia. Di rivoluzione proletaria non parlo nè sento parlare da tempo, Non mi interessa, parlo di equità sociale per esempio. Parlo di possibilità per tutti e per ognuno. Parlo di immigrati che sono prima di tutto persone e di giovani messi al palo dalla più feroce delle ideologie, quella del liberismo. Giovani che non sono “classe”. Solo questione di termini forse. Parlo, per essere nel presente e nell’attuale, di mettere un tetto di 5000 euro alle pensioni, le quote eccedenti si redistribuiscano fra quelle che sono sotto i 1000 euro. Ma se lo dico ad alta voce mi dicono “comunista”. E a dirlo sono quelli che fanno il bunga bunga. Comunista? Riportiamo le cose al presente, all’oggi. Parlavo con un sacerdote mi disse “a ciascuno per le sue necessità, da ciascuno secondo le sue possibilità, che altro c’è di più cristiano?”. Il problema vero secondo me è che sono cadute le ideologie e sono state sostituite con il nulla. Il problema è che la mancanza di aggettivazione degli stessi partiti ha portato ad inquietanti omologazioni. C’era il PCI, la DC, il PSI ecc. Ognuno con il suo aggettivo che lo identificava, oggi ci sono i partiti delle libertà (quali e per chi?), i partiti democratici (quale si dice non democratico?). Ma sto andando troppo oltre. Au revoir.
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