Scrivo da quella immensa neviera che in questi giorni è diventata la città di Forlì e tutta la Romagna per aggiungere la mia personale testimonianza a conferma delle notizie storiche contenute nel bellissimo articolo di Lucia e commenti correlati.
Ho trascorso la mia infanzia ad Acquarica del Capo nel quartiere che si chiamava e si chiama tuttora, indovinate un pò,……NEVIERA.
Tale nome è dovuto al fatto che nel luogo anticamente esisteva proprio una neviera: Purtroppo le mie conoscenze non mi permettono di indicare la sua localizzazione esatta, ne tantomeno di specificarne la tipologia, se scavata nel sottosuolo o fuori terra. Forse qualche spigolatore mio compaesano più informato potrà dare queste precisazioni. Comunque questo conferma che nel Salento le neviere erano diffuse nel territorio.
Altri ricordi d’infanzia comprovano l’abituale commercio del prodotto delle neviere. Nei primi anni ’60, quando ancora i frigoriferi o i freezer, non erano poi così diffusi, almeno in certe classi sociali, mi ricordo che in estate giravano per il paese alcuni ambulanti con dei carrettini sui quali erano posti dei lunghi blocchi di ghiaccio coperti da pesanti sacchii di iuta. Con 10, 20 lire potevi comprare un bel pezzo di ghiaccio che veniva poi utilizzato per conservare meglio gli alimenti o per aver un bel bicchiere di acqua fresca magari con l’aggiunta di un pò di sciroppo di menta o di orzata.
Vi state chiedendo dov’è l’attinenza con le neviere?
Presto detto. Questi ambulanti, per richiamare l’attenzione della gente, non usavano urlare iacciu! iacciu! (ghiaccio! ghiaccio!) come sarebbe stato corretto, bensì “NEVE ! LA NEVE FRESCA !”.
L’uso del termine NEVE al posto di GHIACCIO secondo me deriva dall’antica usanza di utilizzare la neve pressata delle neviere che assumeva la consistenza solida del ghiaccio.
Con questo chiudo.
Un saluto a tutti dalla neviera di Forlì
Tommaso Coletta
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Commenti su L’industria del freddo in Età moderna. Le neviere nel Salento di tommaso coletta
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