Pino, amante dei vini e della Puglia. Lui ne conosce molti di vini e a fondo, come ne fosse intimo. Niente razzismo: rossi, bianchi, rosati, l’importante che abbiano contenuti. In questa bella recensione eno-poetica, l’autore sfata la diffidenza nei confronti del vino bianco e ci presenta il Cupa. A prima impressione si penserebbe a una donna, magari un po’ musona, invece è un vino appartenente ai difficili terreni della valle d’Idria. E’ rassicurante vedere che dal contrasto tra sacrificio di braccia e resa finale di questo uvaggio bianco rimanga nel naso e sul palato la beltà della luce, l’esplosione dei fiori. Poi Pino decide proprio d’invitarmi a nozze aggiungendo, tra le note di sapore del Cupa, un certo ‘cuore di donna’. Sarà un gergo tecnico? Non lo so, ma comunque sia, m’ispira il sensuale nido gustativo pronto alla carezza e al calore dopo tripudi di freschezze primaverili. A questo punto, suggerirei di prendere piacevolmente alla lettera l’invito ad assaggiare quest’ennesima delizia delle terre pugliesi, sia per chi è cultore dei vini, sia per chi è semplicemente incuriosito dal Cupa (scusa, Pino, ma i vini sono maschi o femmine?), sia per chi, dopo questo accattivante articolo, se ne sia perdutamente innamorato.
Sulla lietezza del connubio garantisce Il nostro Pino De Luca!
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Commenti su Il Bianco d’Alessano, da viti che sanno arrampicarsi e accontentarsi di poco di raffaellaverdesca
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