Mina, la mia compagna romana, come tutte le donne romane era innamorata di Carmelo Bene. Quando alla fine degli anni ’70 al teatro Quirino assistetti al suo primo spettacolo, Riccardo III, constatai che la platea era occupata soprattutto da un pubblico femminile. Quando mi apparve per la prima volta sulla scena con quella voce surreale e prodigiosa, i costumi, le scene, l’ambientazione barocca, tutti quei fiori rossi e velluti in palcoscenico, le luci… capii. In effetti non avevo mai assistito a qualcosa di così insolito e nuovo in teatro. Ne fui così impressionato che da allora non mi persi mai ogni suo ritorno in scena. Ricordo, uscendo, una donna domandare: “Ma da dove viene questo Carmelo Bene?” Al che spontaneamente: “E’ un salentino, signora” ebbi a rispondere “sono salentino anch’io!” rivendicando con orgoglio, non richiesta, questa mia proclamata appartenenza.
Il secondo spettacolo cui assistetti fu “S.A.D.E. ovvero libertinaggio e decadenza del complesso bandistico della Gendarmeria salentina” nel teatro Tenda di Piazza Mancini. Qui s’era portato in teatro una banda salentina di quelle che d’estate suonano nei paesi alle feste patronali. Naturalmente, oltre al teatro, non ci siamo fatti mancare tutti i suoi recital di poesie e abbiamo assistito a tutti i suoi film di cui fu regista. Per non dire che abbiamo in casa tutti i suoi libri o saggi e biografie su di lui. Quando assistemmo al suo ultimo spettacolo al Quirino, Lorenzaccio, che aveva già dato alcuni anni prima, ci sembrò che fosse quell’opera il suo testamento di attore. Si capiva che non stava bene, si muoveva con difficoltà sulla scena, anzi, stava sempre seduto, eppure la sua faccia, la sua voce continuava a commuoverci sempre. Il giorno in cui morì per noi fu come un lutto, eravamo sinceramente dispiaciuti. Come si poteva fare a meno di quella sua voce. Naturalmente, non manchiamo ogni estate di recarci a Otranto e portare un fiore sulla sua tomba. Nella cappella troviamo sempre dei bigliettini dove donne innamorate affidano messaggi d’amore a un uomo che in palcoscenico si toglieva sempre di scena.
Vi propongo di ascoltare una mia registrazione di Carmelo Bene (non completa) che recita i poeti russi: era il 1979, la TV ancora in bianco e nero, un piccolo registratore vicino alla Tv: http://www.youtube.com/watch?v=omtEsBMQ1go.
Due foto al cimitero di Otranto:
1. https://docs.google.com/open?id=0BxAnS6KIhLbENkFSRE9qY2ZSR3Ffd1NsWkt6amJ0dw
2.https://docs.google.com/open?id=0BxAnS6KIhLbESnd2YU1vNHdRSE9OX2U0NHh4NmhVZw