Caro Rocco, hai allargato le maglie della mia memoria infantile con una delicatezza preziosa. Ho sempre visto quest’uomo che tu descrivi e pensa tu come debbano averlo guardato attoniti gli occhi di una bambina.
Mi meravigliavo, allora, di come io potessi essere più alta di un uomo e stretta alla mano della mamma durante le passeggiate estive a Porto Cesareo, mi prendevo il giusto spazio protetto per osservarlo bene. Non ho mai saputo il suo nome e ti sono davvero grata, Rocco, di avermelo svelato con questo tuo intervento. Bene, Cosimino non aveva mani nè gambe e alla piccola Raffaella questo non poteva che fare paura, addirittura mettere angoscia. Non era disgusto, intendiamoci, ma una forma poco consapevole data l’età, di ammirazione per quello strano essere che, se non ricordo male, a volte suonava la fisarmonica per strada, altre era semplicemente fermo a chiedere l’elemosina. E io strattonavo la gonna della mamma per chiederle di dargli qualcosa perchè era più sfortunato di noi, perchè sapeva suonare e soprattutto perchè sapeva sorridere. Proprio quel che tu hai colto, Rocco, e lo hai fatto con un’attenzione rispettosa della vera ricchezza umana, spesso indecifrabile sotto sembianze deformi, resa ancor più sacra dallo scontro quotidiano con spaventose povertà d’animo rivestite di fisicità impeccabili. Cosimino, allora, è la prova eloquente che non è quel che appare ciò che vale. Avendo visto per tutti gli anni della mia esistenza quest’omino magico cambiare di poco nel suo aspetto, pur essendo ormai anziano, qualche mese fa mi è venuta un’idea infantile: “Caspita! Esiste ancora ed è uguale a sempre: non sarà per caso un essere divino, magari un Achille senza tallone ma con ancora più forza e immortalità?”
Chi lo sa, spero solo che Cosimino continui a darci ancora a lungo il suo bel sorriso precedendo o ringraziando il nostro, perchè non averlo significherebbe per tutti noi che lo abbiamo incontrato, guardato, commiserato e ammirato, perdere un pezzo della nostra storia, forse quello meno visibile, più scontato, ma certo quello più ‘alto’: l’iniziazione all’amore universale.
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Commenti su Un discreto monumento di umanità, Cosimino. A Lecce di raffaellaverdesca
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