Riporto come contributo questo mio commento postato su facebook, con un post pubblicato proprio il 18.3.2011, stesso giorno di pubblicazione di questo soprastante correlato ed importante articolo su SpigolatureSalentine, di cui ho appena scoperto la coincidenza temporale, certamente scaturita dai tragici eventi che ci giungono dal Giappone a seguito del tremendo terremoto-tsunami, aggravato dal conseguente grave disastro nucleare ad una delle centrali atomiche di quel paese, pur tecnologicamente molto evoluto!
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Proprio lungo le coste idilliache del Salento vi sono le località preferite dai nuclearisti italiani collusi con le mafie locali e le lobby del cemento per la costruzione di centrali nucleari!
Coste incantevoli quelle salentine, ma spazzate nei secoli da tremendi maremoti;
l’ultimo notevole è del 20 febbraio 1743.
Il maremoto del 20 febbraio 1743 è raccontato ancora ai geologi, e non, da tracce evidentissime in località Torre Sant’ Emiliano a sud di Otranto, dove si osserva un cordone di massi ciclopici sollevati dal mare a diversi metri d’altezza lungo la costa rocciosa, con una potenza da moto ondoso-tsunami impressionante. Quel maremoto fu provocato da un fortissimo terremoto che sconquassò l’intero Salento, dalla sua punta più meridionale, Leuca, fino ad Oria ed oltre, con numerosissimi edifici crollati o lesionati e centinaia di morti.
Per un approfondimento scientifico:
“I luoghi del terremoto del 1743 nel Salento”
http://www.geologiaegis.it/luoghi%20tour%201743.pdf
Da studi coordinati dal Prof. Paolo Sansò, geologo dell’Università del Salento, studioso anche del geosito di Torre Sant’Emiliano relativo al maremoto generato dallo stesso terremoto.
Più in particolare il professore P. Sansò ha recentemente esposto questi suoi studi in una conferenza tenutasi nella sua città, Maglie, venerdì 18 febbraio 2011, presso il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia, in occasione della presentazione del volume “Il Patrimonio geologico della Puglia. Territorio e geositi”, a cura della Società Italiana Geologia Ambientale, atteso risultato di una lunga attività di ricerca e confronto tra accademici, ricercatori e cultori delle Scienze della Terra, afferenti al Gruppo di Lavoro Geositi della SIGEA – Sezione Puglia.
A seguito del grave evento sismico del 1743 la cittadina di Maglie, ad esempio, dove non mancarano danni agli edifici, elevò al grado di protettore il santo orientale Nicola di Bari, protettore dai terremoti, e localmente già venerato dal popolo.
Non è dunque il Salento zona asismica come i nuclearisti hanno tentato di fare credere tra mille falsità scientifiche, di cui tutto il loro favellare ed agire è comunque intriso. Bugie volte a permettere l’ubicazione anche nel Salento di centrali e depositi di scorie.
Il fatto che si abbiano lunghi periodi di assenza di terremoti significativi nel Salento non è una ragione per stare tranquilli, tutt’altro, talvolta ciò può essere sintomatico di dinamiche tettoniche che riescono ad accumulare più energia che poi viene scaricatat con grossi terremoti molto dilazionati nel tempo, piuttosto che da frequenti terremoti ma di intensità minore!
E’ questo dato scientifico un elemento che deve ispirare l’edilizia salentina e tutta la pianificazione del territorio oggi e subito! Un dato che comporta un netto veto contrario a qualsiasi ipotesi di ubicazione nel Salento di depositi di scorie e centrali nucleari, fermo restando che non è quella sismica la sola ragione per cui non condannare il Salento, e tutto il sud Italia, ad un destino di cotanto plurimillenario inquinamento!
Un maremoto in Giappone non ha provocato un “incidente” ad una centrale nucleare pur con elevati standard di sicurezza, ha solo palesato a tutti l’intrinseca pericolosità, ben nota a chi si occupa di vera scienza, della tecnologia nucleare!