Raffaella Verdesca ha sollevato col suo felice innamoramento per le scienze cosiddette applicate una questione non da poco. Ho scritto “cosiddette”, perché da che mondo e mondo la scienza è una sola, quella scaturita dagli uomini. Prendiamo gli scienziati del Rinascimento, Leonardo ad esempio: erano pittori, scultori, scrittori, poeti, musicisti, astronomi, architetti, ingegneri, matematici, ecc. Ma nel ‘700, con il progredire delle scienze appunto applicate, ecco affacciarsi la divaricazione tra esprit de geometrie ed esprit de finesse, intendendo da una parte le scienze applicate, dall’altra le scienze umanistiche. Questa divaricazione è durata fino ai nostri giorni finché non abbiamo capito che tutto è scienza, non solo le scienze applicate, ma anche quelle umanistiche.
Prendiamo il caso della costruzione di una cattedrale. Ecco, è possibile che, ponendo un mattone fuori posto, venga giù tutta la cattedrale. Altrettanto può accadere in un romanzo, giacché, un termine messo fuori posto, può far cadere tutto il romanzo. Chi l’ha detto che nella poesia o in un romanzo o in quadro non ci siano concordanze linguistiche, sonore, ritmiche, geometriche, matematiche e quant’altri? E tutto questo non è scienza?
Semmai, visto che tutto è scienza, beh, qualche discriminazione c’è. Prendiamo il caso di un mio amico letterato, linguista, glottologo, saggista, poeta… Succede che per farsi pubblicare un saggio ci rimette di tasca propria e così i figli e la moglie non fanno che rimproverargli di essere un letterato e non un ingegnere o architetto (sì, è proprio una grande pena per il mio amico). E già: litterae non dant panem. E così sia.
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Commenti su “Il principio dei lavori virtuali” e altre tecniche di innamoramento scientifico di Alfredo Romano
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