Quanto mi somiglia Lucia! Ho amato e continuo ad amare bambole e giocattoli: ho avuto due figlie femmine, a differenza della protagonista della storia. A me le bambole sono servite a trascorrere le ore più liete dandomi, tra l’altro, una tale esperienza in fatto di accudimenti neonatali, da trasformarmi in una perfetta mammina per mio fratello già all’età di nove anni. Miracoli dei giochi sulla psiche! A Lucia, invece, le bambole servirono ad esorcizzare il suo desiderio mancato di avere una figlia femmina e la dolcezza nostalgica con cui quella si rivolgeva alle sue creature di plastica la può descrivere solo suo figlio Alfredo: struggente tenerezza, rispettoso ricordo, adorazione sentimentale. Le fotografie delle belle bamboline così ben curate mi colpiscono, mi aprono mondi appartenenti a una donna che, oltre al suo ricordo e all’immenso affetto dato e avuto, ha lasciato la sua immagine scolpita su ogni volto di bambola, i suoi sogni infranti appesi ad ogni loro biondo capello, la sua pura ingenuità infiocchettata sugli abitini spesso confezionati dalle sue stesse mani. Grazie, Alfredo, per questa ventata di aria buona! E’ bello sapere, oggi, che c’è stato qualcuno che le bambole le sistemava sulle coperte del letto e non era costretto a vederle camminare per strada!
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