Anch’io caro Massimo, conosco questa storia e ne ho scritto qualche tempo fa. ti mando questo piccolo contributo a corollario del tuo interessante scritto.
Dal 24 al 26 giugno si festeggia, a Giuggianello, San Giovanni. Giuggianello è un piccolo comune, ad economia prevalentemente agricola, che dista circa 36 Kilometri dal capoluogo Lecce. La presenza di abitatori nella preistoria è avvalorata da alcuni reperti che sono stati ritrovati nei pressi della Madonna della Serra ( in una grotta, sono stati trovati scheletri umani e animali e vasi neolitici) e da alcuni menhir assai ben conservati. Secondo la tradizione, il toponimo Giuggianello ha origine dal fatto che, anticamente, questo luogo era circondato da un grande bosco di alberi di giuggiolo, che danno un caratteristico frutto, di colore rosso con polpa bianca, di sapore dolce e vinoso: la giuggiola, in dialetto “sciciula”. Anche nello stemma civico del paese, è raffigurato un grande albero di giuggiolo, mentre in un altro stemma, ancora più antico, che si trova sulla facciata della Chiesa Matrice, sono riportate due lettere “G” maiuscole. Un’altra versione dei fatti vuole che a fondare il paese sia stato il solito centurione romano, Giuggianus, che gli diede il proprio nome. Giacomo Arditi ritiene che il paese sia stato fondato dai profughi di Muro Leccese, in seguito alla distruzione della loro città, avvenuta, nel 924, ad opera dei Saraceni; dapprima la gente si ritirò sul Monte Maggio, poco distante, ma poi, per la mancanza d’acqua e per le molte serpi che vi si annidavano, discesero in pianura e fondarono il villaggio dove attualmente si trova. Incorporato, nel 1192, nel Contado di Lecce, dal normanno Tancredi, fu successivamente feudo dei Lubelli, dei Martino, dei Basurto, dei Guarini e infine dei Veris. Notevole importanza riveste la chiesa greca di San Giovanni, adiacente alla torre dell’orologio. Fin dal Medioevo, molto forte era, a Giuggianello, la devozione per San Giovanni, anticamente venerato nella piccola cripta, fondata dai monaci basiliani, fuori dall’abitato, nei pressi della masseria “Armino”. Nel corso dei secoli, però, il culto del Santo perse di valore e fu quasi del tutto dimenticato. Nel XIX secolo, un contadino, che abitava in quella masseria, aveva una figlia gravemente ammalata che rischiava di morire. Un giorno, alla fanciulla apparve San Giovanni, che le restituì la salute. Il padre, in seguito a questo avvenimento miracoloso, per riconoscenza, iniziò il restauro della cripta e riportò la cappella del Santo all’antico splendore. Venne così ripreso il culto di San Giovanni, fino alla seconda guerra mondiale. Nuovamente abbandonato, venne in seguito ripreso dal “Centro di Cultura Sociale e di Ricerche di Giuggianello”, nel 1990. Venne organizzata una grande festa sullo spiazzo della grotta, con balli e canti e la distribuzione, dopo la Messa, di pane , formaggio e vino, secondo l’antico rito greco del Medioevo. Così la festa si svolge ancora oggi e, in quello scenario suggestivo, fra querce e ulivi secolari, nella macchia mediterranea che fa da cornice alla cripta di San Giovanni, il 26 giugno, si svolge la funzione religiosa e, in serata, gli incontri “sull’aia”, con musica, canti e balli tradizionali. Nei tre giorni, poi, si svolge la “Sagra di San Giovanni”, con degustazione di piatti tipici salentini. Proprio come succedeva in passato quando, dopo la celebrazione della Messa, tutti gli abitanti del paese si recavano in processione in località Monte San Giovanni e qui davano vita a balli, musica e banchetti, per ringraziare il Santo per l’abbondanza del raccolto, anche oggi, in questa sagra, si respira una singolare aria di festa fra le prelibate pietanze della tradizione salentina.
Paolo Vincenti