Sì, sono andato a scartabellare sui dizionari degli scrittori perché era un nome a me noto Raffaele Pagano, in quanto grosso modo pubblicavamo sulle stesse riviste, ma non ricordo di averlo mai conosciuto personalmente, anche se, a rifletterci, ci siamo dovuti incontrare visto che lui, abitando a Napoli, nel 1967 (mi pare) ha dovuto presenziare a una nostra conferenza-recital (tenuta a Palazzo Maddaloni per conto del M.A.C.I.) se, successivamente, ci ha fatto pervenire un giornale (forse “Il Mattino” o il “Roma”) sul quale aveva pubblicato un suo breve e lusinghiero resoconto sulla serata.
Aprendo, giorni orsono, “L’Apollo Buongustaio” per trascrivere un mio breve pezzo da proporre su ”Spigolature”, mi sono accorto che sulla pagina accanto, a sigillo del pezzo qui oggi da me proposto, c’era appunto la firma di Raffaele Pagano.
Non so se perché mi è tanto piaciuto l’articolo, o per quello spirito comunitario che dovrebbe albergare in quanti operano a favore della cultura, o per ricambiare la gratuita gentilezza a suo tempo operata da Raffaele nei confronti miei e della Giulietta, o perché amo tanto Leuca e il suo Santuario, ho voluto partecipare a tutti gli amici di “Spigolature salentine” queste belle ricette gastronomiche riguardanti li pupiddhi.
Caspita, come passa il tempo. Ne scrivo come si trattasse di ieri, e invece è trascorso quasi mezzo secolo!
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Commenti su Li pupiddhi ti Leuca di nino pensabene
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