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Commenti su Scalpellate Trivia/4 di Pier Paolo Tarsi

Epistula ad Scalpellum

Comportati così, Scalpello mio, prendila con filosofia questa storia del secondo capello bianco e fai tesoro di questo prezioso riflesso del tuo specchio, come del resto sapientemente mi pare tu sia già propenso a fare. Il tempo, il nostro bene più prezioso seppur alla mercé di qualunque idiota che può sottrarcelo, è anche il bene più fuggevole, come quel bianco capello ti vuole rammentare. Fai tesoro di questa importante lezione che la vita ti ha portato bussando inattesa alla porta del tuo cesso con l’unico intento di ricordarti che siamo soggetti al mutamento e diretti verso un’inevitabile fine. Non è affatto vero che solo gli stronzi muoiono, dovremo convenirne prima o poi. A dirti queste cose è uno che è giunto da poco a ravvedersi del suo terzo capello bianco, per celebrare il quale non aveva più a disposizione altri scopettoni da mandare a ramengo. La mia reazione pertanto è stata a fortiori più pacata e civile della tua, limitandomi ad assumere l’espressione serena della Santanché al risveglio mattutino. Non poteva essere che atarassica e indifferente la mia maniera di comportami, dopo anni di meditazione sulle sagge eredità dei filosofi stoici ed epicurei. Ho accettato dunque con dignità il corso naturale delle cose, come vogliono i maestri, approfittando però, per dirla tutta, dei due millenni di cristianesimo e dei secoli di distanza e progressi dal tempo di quei saggi, secoli che mi offrono strumenti linguistici di cui essi non disponevano di fronte alle storture, ossia i nomi dei numerosi santi, alla lettura attenta ed accorata dei quali mi sono in occasione del terzo albino capello dedicato. Ma nonostante la cura dell’animo a cui mi consegno con le mie letture, il tempo, bisogna ammettere, resta capace di spiazzare ancora. Proprio ieri l’altro infatti, ho ritenuto opportuno recarmi dal parrucchiere per darmi una sistemata. Di fronte alla sempre più diradata e sfibrata chioma, il mio artigiano di fiducia non ha fatto che ripetermi “è così, è la stagione, questo è proprio il periodo che i capelli risentono del clima…”. Ho finto di credere al mio buon parrucchiere, così come ho fatto a febbraio e come ho fatto a ottobre scorso, a quanto pare anche in quei giorni si era nella stagione in cui i capelli risentono del clima. E del resto non avrei potuto fare altrimenti che restare in silenzio dato che il mio buon interlocutore è quasi completamente calvo, in ossequio al detto per cui non è saggio parlar di corde a casa dell’impiccato, o per citare un altro detto, dato che ve ne sono di giusti in ogni occasione, ben sapendo che il calzolaio va in giro scalzo. Ma come la volpe che non raggiunge l’uva ho finto di non volerla ed ho sbottato: “Bruno, taglia a zero che fa caldo, li odio i capelli folti e lunghi, danno fastidio con la primavera!”. Il buon artigiano ha fatto così il suo dovere, ed io mi ero quasi illuso di aver fatto bene, finché non ho messo piede fuori dal salone e, nell’appressarmi a entrare nella macchina, una fastidiosa tramontana dietro al collo mi ha ricordato l’amara verità della forzata nudità! A quel punto per un attimo, un terribile attimo, ho invidiato, pensa, il peggior Nino d’Angelo e il suo biondo orribile caschetto, parto degenere degli infausti anni 80. Ecco come ci sorprende il tempo.
Stammi bene


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