Affascinante il saggio di Presicce. Fa riflettere l’essenzialità delle figure che pure esprimono, nella loro forma stilizzata, il simbolo, inteso letteralmente, cioè unione. E nell’unione è imprescindibile l’ambiguità o meglio dire l’ambivalenza o, ancora, l’incontro e quindi unione stessa. Un percorso non solo estetico ma anche e soprattutto etico. Vedendo per la prima volta gli arazzi di casa Comi, non mi sono potuto sottrarre ad alcune considerazioni. Anzitutto, mi chiedo se il Comi abbia avuto qualche influsso ebraico o sia venuto a contatto con la tradizione arbrersh (Albania). Domanda non fine a se stessa atteso che l’elemento del giardino, così rappresentato, rispecchia le rappresentazioni delle culture citate, come anche il riferimento alle dodici caselle, alla colomba con il ramoscello ed all’aquila bicipite, a cui erroneamente, a mio modesto parere, è stato attribuito il simbolo dello scarabeo. Parrebbe, inoltre più appropriato sostituire il cervo alle lepri.
Poi ho cercato di analizzare, araldicamente, le varie figure rappresentate nell’arazzo proposto, con sorprendenti risultati. Il significato diviene chiaro. Se volessimo infatti intravedere il grifone nella rappresentazione, egli svelerà il suo significato quale custode del tesoro. Interroghiamo la figura del cervo, ci risponderà che egli è simbolo di nobiltà antica e generosa, ma anche di longevità. la colomba obietterà che la sua funzione è quella della perenne alleanza, l’aquila bicipite sarà orgogliosa di essere il simbolo dell’unione dell’impero. Ma l’eccellenza la detiene la fenice, che muore e rinasce dallo stilizzato braciere. Essa è simbolo di immortalità. poi le fasce spezzate, quale flusso di linee spezzate e continue, rappresentanti il tempo. Cronos e kairos. L’umano e il divino, racchiusi nei due quadrati e spartiti in rettangoli, quali mondi paralleli, trovano il loro incontro nella croce, simbolo di unione per eccellenza, orizzontale e verticale, al contempo, regno superiore ed inferiore, cielo e terra. Ancora il dodici, rappresentato dalle caselle al centro, in basso, rientra nella cabala. Le dodici tribù che rappresentano i primordi della storia della salvezza, rivisitate e riviste dai dodici apostoli della trradizione cristiana. Ancora sovrasta la croce la fenice con esplicito riferimento alla resurrezione ed all’immortalità. Ed ancora la delimitazione del totale rettangolo, nel quale, in maniera ordinata si riportano, ossessivamente, i ricami della flora. C’è il caos dei chimerici elementi ed il cosmos della pedissequa ritmia, il mondo terreno e l’aldilà, il giardino terrestre ed il limitato e centrale orto del paradiso. Nella tradizione ebraica il paradiso è rappresentato come un giardino, il ritrovato Eden! Il ricordo visivo, mi riporta all’essenzialità ed allo stile primordiale rappresentativo delle figure della graotta dei cervi in Porto Badisco. Strano! Anche qui, cervi e croce e l’uomo avvolto in improvvisate spirali. Immortalità. Sarà l’unione tra un contemporaneo Comi ed un suo primitivo avo? Solo un’ipotesi che gli addetti al lavoro sapranno avvalorare o meno, ma che a me, profano ha suscitato sensazioni forti tra custodi perenni, fama imperitura, longevità e perenni alleanze, imperi uniti e gloriose croci, ricami di imortalità e menzioni speciali al Paradiso!
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